Come sa bene chi pratica arti marziali orientali, ogni momento della vita presenta un aspetto omote ed uno ura. L’aspetto omote è quello visibile, evidente, facilmente percepibile. L’evento ura è quello più nascosto, in ombra, meno apparente.

Nelle ore impiegate per tornare a casa da un ennesimo seminario riflettevo su questo: un evento certamente interessante, con tre carismatici insegnanti che forse non rivedrò più insieme sullo stesso tatami,che mi ha fornito altri stimoli di riflessione tramite una pratica sudata e intensa (non soltanto dal punto di vista fisico…) con numerosi praticanti di diverse nazioni.

Questo l’aspetto omote, facilmente percepibile e che è facile condividere, anche grazie alle immagini disponibili in tempo reale sui social network. Poi c’è l’aspetto ura, quello più difficile da spiegare ma altrettanto importante, che da un senso ed un sapore ancora più intenso al vissuto, come una potente linea di basso che sostiene l’assolo tagliente di un chitarrista rock. Anche questa volta, per una buona sorte che stento sempre a credere di meritare, i momenti ura non sono mancati; alcuni sono durati una manciata di secondi, il tempo di un saluto, l’attimo di una occhiata, il gesto di una mano, ma non è il tempo che ne misura l’intensità, per fortuna.

Così, questa sera porto con me il saluto di un Maestro che,nonostante i tantissimi impegni che lo hanno occupato prima, durante e dopo il seminario ha trovato il tempo per notare (e quasi dolersi) per il poco tempo passato insieme. Un altro Maestro, mentre piegava la hakama con gesti misurati e precisi come quelli di un calligrafo, mi ha donato l’enorme piacere di sapere che quello che scrivo non appare così insensato come a volte temo sia. Un altro ancora, durante la pratica dei kumi-jo, ha avuto il tempo, la voglia e la disponibilità di controllare la mia esecuzione senza nemmeno che me ne accorgessi,indicandomi poi i punti da correggere con amichevoli consigli. Ancora un altro,che mi ha sorpreso con la semplice notizia che tra qualche mese diventerà papà,un evento intimo ed importante comunicato con schietta amicizia. Poi lo sguardo del Maestro (mi perdoneranno gli altri per il diverso articolo) al momento del saluto: muto con le parole ma espressivo come sempre.

L’ultimo momento, ma tale solo in ordine di tempo, è stato il percepire l’assenza fisica di un Maestro nel cui “corner” tanto ho appreso,e non solo tecnicamente, vero esempio di quello che è un Insegnante con la maiuscola, di cui vorrei avere almeno un centesimo di conoscenza e carisma.

Non faccio nomi perché non avrebbe senso; se i diretti interessati leggeranno queste righe e vi si riconosceranno, avranno la conferma di quanto io li stimi; se le leggeranno gli allievi del nostro Seishin Dojo sapranno perché io li inviti a partecipare a questi eventi con un atteggiamento al limite dello stalking. Ma queste righe, seppure condivise, sono soprattutto per me, per ricordarmi che nonostante dubbi e problemi, alla fine vale sempre la pena esserci.