Chiunque creda che praticare una Arte tradizionale, marziale o no che sia, serva solo ad addestrarsi nelle tecniche di queste stesse Arti, è destinato a rimanere convinto che il Maestro Miyagi di “Karate kid” abbia cinicamente sfruttato Daniel Russo per ristrutturare la sua casa a costo zero.
In realtà, come ben sanno coloro che praticano con mente aperta e cuore attento, nella pratica di un’Arte si apprendono le tecniche per comprenderne i principi, principi che – in quanto tali e fatti salvi gli eventuali e necessari adattamenti – sono validi sempre ed ovunque.
Prendiamo ad esempio la pratica del Batto-do, l’Arte del taglio operato da una spada. Davvero ingenuo credere che serva ad affettare con perizia salumi per scampagnate tra sodali o per rivestire i panni di un novello kaishakunin in un ipotetico seppuku de’noantri.
In realtà, tagliando con precisa decisione il bersaglio che rappresenterebbe un arto umano si impara molto altro: ad esempio, e solo per citare un caso tutt’altro che ipotetico, a tagliare di netto rapporti personali oramai logori ed esauriti, a non illudersi di poter tenere unito ciò che è oramai lacerato, ad avere il coraggio di mettere la parola “fine” ad una agonia emotiva che – nella maggior parte dei casi – prolunga solo le sofferenze delle parti in causa.