Questo articolo ha lo scopo di illustrare in maniera sommaria le similitudini e differenze tra la scherma sino-nipponica e quella occidentale. Il lavoro originale risale alla fine del 2007 ed ha visto la luce grazie ai contributi di alcuni utenti della sezione “armi bianche” di www.forumartimarziali.com . Tra questi, un particolare debito di riconoscenza va espresso ancora oggi a Carletto, Jon, Rodomonte e Viviolas, per i loro contributi in pubblico e in via privata. Grazie ragazzi! (NdR)
Alcuni utenti hanno fatto una sintetica descrizione dei colpi che vengono portati durante la pratica, sia del ken-jutsu giapponese che delle varie Scuole di scherma europea. Le descrizioni dei colpi sono ovviamente indicative, e non possono (ne’ hanno la pretesa) di sviscerare il metodo e la strategia che li originano; lo scopo del confronto non era il desiderio di voler eleggere la scherma più efficace ma più che altro il fornire una serie di elementi ai vari praticanti per consentire di conoscere a livello basico quanto praticato da altri.
Se non mancano le differenze – e non potrebbe essere diversamente viste le differenze di armi, protezioni e tattiche impiegate – pure alcuni punti di contatto possono essere trovati, illuminando sotto una luce diversa, tecniche e pratiche note e conosciute.
Riteniamo di fare cosa gradita proponendo un sunto della discussione, ribadendo ancora una volta che lungi dall’essere esaustiva, questa sintesi vuole essere piuttosto uno stimolo per ulteriori confronti ed approfondimenti. Nel ken-jutsu giapponese possiamo catalogare tra i colpi principali quelli i seguito descritti:
SHOMEN UCHI è il classico fendente che ha come bersaglio la testa (men= testa, uchi= colpo, percossa). La traiettoria è sostanzialmente verticale e va dalla sommità della testa di chi lo porta al centro della testa di chi lo subisce. Alcune Scuole che studiano l’impiego del colpo con indosso l’armatura usano caricamenti più ampi (all’altezza della spalla) e bersagli altrettanto ampi (spalle).
Simile a questo è lo YOKOMEN UCHI, un fendente che ha come bersaglio le tempie (yoko= laterale, men= testa, uchi= colpo, percossa). Anche in questo caso la traiettoria è sostanzialmente verticale e va dalla sommità della testa di chi lo porta al lato sinistro della testa di chi lo subisce, con una deviazione diagonale adottata nella parte terminale della corsa. Alcune Scuole che studiano l’impiego del colpo con indosso l’armatura usano caricamenti più ampi (all’altezza della spalla) e bersagli altrettanto ampi (collo, spalle, braccia).
Una variante è costituita dallo GYAKU YOKOMEN UCHI, un fendente che ha come bersaglio le tempie (gyaku= opposto, contrario, yoko= laterale, men= testa, uchi= colpo, percossa). In questo caso il bersaglio è la tempia/spalla/braccio destro di chi lo subisce, con un caricamento ed una traiettoria più circolare nella parte iniziale della corsa, che avviene sulla testa o dietro le spalle di chi lo porta. Abbassando i bersagli troviamo il DO UCHI, fendente che ha come bersaglio il busto, con traiettoria che a seconda del caricamento può essere diagonale discendente e orizzontale, ed il KESA GIRI, fendente diagonale discendente che taglia dalla spalla all’anca opposta di chi lo subisce. Il nome si ispira al kesa, veste dei monaci buddisti che ha l’orlo esterno diagonale come è appunto il percorso del taglio (giri= taglio).
Sempre nel campo dei tagli troviamo il KOTE UCHI, che ha come bersagli i polsi o gli avambracci dell’avversario; è un colpo molto rapido ed ha solitamente un caricamento molto breve, con la spada che non sale più del livello del busto. Usato quasi sempre come “risposta” ad una stoccata o ad un kote uchi avversario, con la lama che passa sotto quella avversaria per poi sollevarsi poco più in alto di questa prima di impattare il bersaglio. Lasciamo i fendenti per arrivare alle stoccate, indicate genericamente come TSUKI, solitamente portate da guardia/postura mediana (chudan) con bersaglio la zona del busto che va dal plesso solare sino al collo dell’avversario.
Come è facile immaginare, alcuni particolari differiscono da Scuola a Scuola, così come molte Scuole hanno nel loro bagaglio colpi particolari e specifici, anche in funzione delle eventuali protezioni indossate o delle strategie impiegate. Per quanto riguarda invece “casa nostra”, preziose informazioni possono essere reperite sui trattati scritti dai Maestri di Scherma nei secoli scorsi, tra i quali il più conosciuto è forse il “Flos duellatorum” del Magistro Fiore de’ Liberi, che comprende Fendenti (diagonali o verticali), Mezzani (orizzontali), Sottani (ascendenti con filo falso sia mandritti che roversi) e Punte (sopramano e sottomano sia destre che sinistre). La Scuola bolognese del ‘500 cataloga invece Fendenti (verticali), Sgualembri (diagonali), Tondi (orizzontali), Ridoppi (ascendenti), Falsi (tagli di filo falso in genere ridoppi o tondi), Montante (colpo di filo falso che sale in guardia alta), Tramazzoncello (fendente eseguito con nodo di polso-mulinello) e Stoccata, tutti mandritti (che vengono dalla nostra destra) o roversi (che vengono dalla nostra sinistra), anche se alcuni possono essere detti mezzi. Nella “Opera Nova” del Maestro Marozzo si trovano invece le descrizioni più disparate di alcune tipologie di colpi ibridi, quali il Falso impuntato o Punta infalsata, colpi che salgono con traiettoria circolare come un taglio e si tramutano in colpi di punta o la Punta trivellata, colpo di punta con volta dei pugni.
Per quanto sopra, pur con tutte le precauzioni del caso dovute alle differenza di armi impiegate, una corrispondenza indicativa può essere la seguente: shomen uchi = fendente alla testa, yokomen uchi = fendente / sgualembro mandritto (tempia/faccia), gyaku yokomen uchi = fendente / sgualembro roverso (tempia/faccia), do uchi = fendente / sgualembro tondo/mezzano mandritto (petto), kesa giri = fendente / sgualembro mandritto (petto), kote uchi = mezzo mandritto (braccio), tsuki = punta / stoccata (petto). La terminologia impiegata è quella dei Magistri Fiore e Manciolino, anche se nella Scuola antica del Fiore di regola non si distingue tra verticali e diagonali. A differenza della Scherma europea, nel ken jutsu giapponese il colpo di taglio ascendente è poco impiegato, per via del fatto che scopre tutta la parte superiore di chi lo porta, esponendolo così a grossi rischi in caso di farata e/o contrattacco.
Ci sono comunque le eccezioni, tra le quali possiamo ricordare il taglio ascendente dell’addome che si trova nel primo “kumitachi” (esercizio a coppia con movimenti codificati dell’Aiki-ken del Takemusu Aikido, in cui Uchitachi (colui che attacca) carica uno shomen uchi scoprendo l’addome, Uketachi (colui che si difende) porta uno tsuki (stoccata) all’addome e poi, senza ritirare la lama, avanza in diagonale verso sinistra, evadendo dall’attacco avversario e nel contempo effettuando un taglio all’addome orizzontale e/o diagonale ascendente, che termina con Uketachi quasi al fianco di Uchitachi con la lama orizzontale poco sopra la testa e le due braccia piegate ad angolo retto (pugni all’altezza delle tempie).
Altro esempio è il taglio dei polsi o degli avambracci effettuato come controattacco veloce, quando non si può o non si vuole parare il fendente avversario. In questo caso si evade avanzando diagonalmente, si mantiene la spada con la sola mano destra effettuando una torsione della lama in modo fa far trovare il filo verso l’alto e piazzandolo sotto le braccia / polsi dell’avversario. La mano sinistra aperta sostiene la lama sul dorso e non c’è caricamento in quanto agli effetti del taglio è sufficiente l’energia dell’attaccante che “casca” da solo sulla lama piazzata in maniera strategica. In entrambi i casi si parte da guardia media (chudan no kamae) e l’attaccante porta uno shomen uchi. Vi sono altri esempi simili, quasi tutti con evasione in avanzamento diagonale e taglio inferto avvicinandosi all’uno o all’altro fianco di chi attacca.
Un caso a parte è il suriage (spazzata) ascendente, come ad esempio si trova nel sesto “kendo no kata” o nel terzo “gogyo no kata” della Ono-ha Itto Ryu, ma in questo caso – appunto – è solo una spazzata che devia l’attacco avversario e che diventa anche caricamento della lama per un successivo fendente (tipicamente a polsi o braccia, per via del caricamento rapido e breve). A differenza delle Scuole italiane e giapponesi, nella backsword inglese i colpi sono semplicemente numerati da 1 a 6, 1 a 7 o da 1 a 8 a seconda dei casi. Il numero 1 è il downright ed è il più potente (da alto destra a basso sinistra), il 2 è discendente da sinistra, il 3 è ascendente da destra, il 4 ascendente da sinistra, il 5 è orizzontale da destra, il 6 è orizzontale da sinistra, il 7 è verticale discendente (come shomen uchi), l’8 ascendente verticale, ma lo usa praticamente solo Hutton ed a parte eccezioni, i colpi di falso filo sono accuratamente evitati.
Nelle righe precedenti, i praticanti rileveranno quanto sia difficile esprimere a parole non solo la “sensazione” di un colpo, ma perfino la sua meccanica, sia pure apparentemente semplice; ciò nonostante, riteniamo non sia vano il tentativo di condividere alcune in-formazioni, sia pure come semplice condizione preliminare per una auspicabile pratica “mista”, in cui far emergere appunto tutto quanto le parole non possono (e forse non devono…) rendere.