Chi ha qualche anno superato l’età adolescenziale, ricorderà che per imparare a scrivere sui banchi dell’asilo ha riempito pagine e pagine di quaderno con aste e pallini tracciati prima con mano malferma e poi via via più precisa; quegli strani segni servivano per tracciare altri segni più complicato chiamati “lettere”, che corrispondevano ad un suono ben preciso.

Passati alle scuole elementari o medie si scopriva poi che le lettere avevano avuto origine da antichi alfabeti in cui rappresentavano simbolicamente animali, oggetti o altri componenti della realtà circostante. Ad un occidentale abituato ad un alfabeto fonetico e dimentico delle origini, potrà allora apparire senz’altro originale l’origine ideogrammatica dei caratteri sino-giapponesi, a volte composti da uno o due tratti, altre volte ricchi di ghirigori incomprensibili e impossibili da interpretare.

In aiuto di tutti coloro che vogliano saperne di più, segnaliamo due libri, entrambi editi da Mondatori e molto simili nella copertina e nel formato. Il primo è curato da Edoardo Fazzioli e dalla moglie Eileen Chang Mei Ling e si intitola “Caratteri cinesi”, conta 252 pagine formato 17×24 ed è stato pubblicato nel 1998 con codice ISBN 13 9788804457794

L’opera presenta un breve riepilogo della storia della scrittura cinese, completa della rappresentazione illustrata delle varie famiglie di caratteri (pittogrammi, indicatori, ideogrammi, fonogrammi, deflettivi, prestati) e dei vari tratti che li compongono. Passa poi a illustrare i 214 caratteri radicali – tanti sono i segni fondamentali della scrittura cinese – con la sequenza con cui vengono tracciati i tratti che li compongono, l’origine del carattere (dalla forma arcaica a quella attuale), una breve spiegazione del come e perché il carattere venga così scritto ed infine quattro termini di uso comune che contengono il radicale stesso, con scoperte e conferme a volte simpatiche e sempre interessanti (una per tutte, e non ce ne vogliano le lettrici: il radicale “donna” unito col carattere “ramazza” da origine a “moglie”…).

Il libro ha il vantaggio di offrire una panoramica esaustiva ed interessante in un gioco curioso e stimolante per accostare il lettore a una cultura antica e ricca di fascino com’è quella cinese attraverso i meccanismi di una lingua viva da seimila anni, parlata da oltre un miliardo di uomini. Questi 214 segni di raffinata eleganza, che ancora oggi trattengono nelle loro forme il riflesso dei primitivi pittogrammi, sono la chiave di lettura dei cinquantamila caratteri del dizionario cinese e soprattutto l’espressione tangibile di una civiltà millenaria. In ciascuno di essi è racchiuso un messaggio, un brano di storia, una briciola di saggezza, una nota di costume.

Riconoscere questi segni fondamentali, afferrarne la struttura grafica, risalire al significato originario, osservarne le forme e capire i motivi della loro evoluzione, è il modo insolito e seducente per penetrare un mondo all’apparenza difficile e misterioso, per “navigare” in una lingua altrimenti riservata a una ristretta cerchia di eletti.

Ideale completamento del volume sopra descritto è quello curato invece da Gabriele Mandel ed intitolato “L’alfabeto giapponese”, pubblicato con codice ISBN 9788837049881 e ricco di 143 pagine. Il libro offre un repertorio completo di tutti i caratteri dell’alfabeto giapponese con una chiave di lettura originale, che apre le porte alla affascinante cultura del Sol Levante. Questo volume presenta le origini, la storia e la simbologia di un sistema di scrittura che racchiude in sé l’identità profonda dell’anima nipponica, svelandone la misteriosa cultura e le particolari tradizioni. Nella prima parte del libro viene riassunta la storia e l’origine del complesso sistema calligrafico giapponese, dalle sue origini sino all’influenza sulla moderna cultura europea.

Seguono poi dei quadri sinottici che riportano i suoni puri, quelli impuri, i semipuri e i contratti nella grafia Hiragana e Katakana. Ancora, i caratteri numerali sia cinesi che giapponesi, le “chiavi”, ovvero i segni di base che compongono i kanji e che costituiscono il mezzo con cui gli ideogrammi sono elencati ed ordinati nei dizionari. Nella seconda parte del libro vengono riportati tutti i 48 fonemi principali dell’alfabeto giapponese, sia nella grafia Hiragana, che ha dato origine a una raffinata arte calligrafica, che Katakana, dalle linee più semplificate.

Di ciascun fonema viene fornita la sequenza con cui vengono tracciati i tratti che lo compongono, il kanji cinese di origine, gli eventuali caratteri impuri e semipuri ed i principali caratteri tipografici che lo riproducono.

Pur se ricchi di notizie e di un esauriente corredo storico, i libri sono di facile lettura anche per chi non abbia grande dimestichezza con gli alfabeti sino-giapponesi, anche grazie ad una carta ed una qualità di stampa di qualità superiore alla media, che presenta al meglio il ricco apparato iconografico contenuto. Due libri che se pur non strettamente tecnici, potranno sicuramente interessare i molti marzialisti curiosi di scoprire qualcosa in più della cultura che ha dato origine alle Arti da loro praticate.