Uno degli ammonimenti che più frequentemente vengono impartiti nel dojo comprende la pronuncia di questa frase, che in giapponese significa “guardare una montagna lontana”. Si invita così il praticante ad avere una visione di insieme dell’avversario e piuttosto che a guardare solamente i suoi occhi, le sue braccia o i suoi piedi gli si evidenzia la necessità di osservare ogni suo singolo aspetto, dalla contrazione involontaria del viso al ritmo della sua respirazione, per arrivare a comprenderne le intenzioni prima ancora che queste vengano manifestate.

Interessante al proposito quanto scrive Paul Budden nel suo libro “Kendo – I Kata”: “Quando si passeggia in campagna seguendo un sentiero particolarmente favorevole e ben conosciuto può capitare, essendo intenti a raggiungere la propria meta, di attraversare la zona senza notare consciamente la sua configurazione geografica. Non è che non si vedono le cose, piuttosto non se ne prende nota. Parimenti, quando si arriva ad una biforcazione del sentiero, istintivamente si imbocca senza esitare la strada giusta. Non si può dire che non si vede la campagna, ma non si può neanche affermare che la si osserva con attenzione.

Tutto ciò riassume efficacemente l’intera essenza e lo scopo di “Enzan No Metsuke”. Il Maestro Ito Ittosai (1560 – 1653), fondatore della Ito Ryu, diceva:Dopo tutto, quando si guardano le montagne, rimane nella mente l’immagine di ognuna di esse.” Così, una volta vista qualcosa, non la si deve mai dimenticare; con questo in mente, si evita il sentiero sbagliato e si può viaggiare a proprio piacimento attraverso tutti i terreni ricordando sempre la legge degli opposti e vivendo di conseguenza. Vivendo in accordo con questi sentimenti, guadagnerete la vittoria su voi stessi e raggiungerete la montagna lontana.