Sono sempre stato convinto che nelle arti, marziali o no che siano, la semplicità è molto difficile da raggiungere.

Come spesso ricorda un nostro Maestro, semplice non vuol dire banale, tutt’altro! Semplice vuol dire essenziale, semplice vuol dire fare economia di energia e di movimenti (non troppo, non troppo poco!), semplice vuol dire mirare alla sostanza pur non necessariamente trascurando la forma.

Questo vale anche per i nostri strumenti di addestramento: con buona pace di centri benessere alla moda e palestre ipertecnologiche, in un Dojo giapponese o in un Kwoon cinese si troveranno gli stessi attrezzi che si usano – con soddisfazione – da secoli, come ben sanno – ad esempio – i karateka che si addestrano allo Hojo Undo.

Stuzzicato dall’articolo della settimana scorsa dedicato agli strumenti di allenamento nel Tai Chi Chuan e avendo necessità di allenarmi in questa pausa estiva, ho pensato a come avviare alla mancanza di un partner nella pratica degli esercizi di torsione e pressione delle articolazioni superiori per le applicazioni nelle tecniche di Nikyo, Sankyo e Yonkio (per i non aikidoka rispettivamente kote mawashi, ovvero rovesciamento del polso; kote hineri ovvero torsione mano e polso e tekubi osae ovvero bloccaggio del polso). Ripensando al modo in cui venivano testate in passato le lame delle katana e non potendo – per evidenti motivi – ricorrere a cadaveri di giornata o condannati a morte, mi sono ispirato alle soluzioni adottate dai praticanti di tameshi-giri, cercando qualcosa che potesse in qualche modo simulare la resistenza e la consistenza di un avambraccio in carne e ossa.

Ho scelto di impiegare due comuni stracci per lavare il pavimento; uno lo ho semplicemente arrotolato su se stesso sino ad ottenere un cilindro che posso strizzare a piacimento con una o due mani per esercitare Sankyo e Nikyo. Il secondo l’ho invece arrotolato intorno a due bastoni di legno, ricavati da un manico di scopa (vi assicuro, nessuna casalinga è stata maltrattata per ottenere i materiali impiegati) per simulare la resistenza di radio e ulna ed esercitare Yonkyo.

Il tutto è stato tenuto fermo con una legatura eseguita con lo spago (occasione ghiotta per ripassare un po’ di Hojo jutsu) ed ottenere una giusta consistenza.

Il risultato non è forse all’altezza dell’esposizione sugli scaffali dei negozi di articoli sportivi più alla moda, ma vi assicuro che ha raggiunto egregiamente l’obbiettivo previsto.