Capita sovente di leggere ed ascoltare discussioni in cui gli interlocutori mettono in discussione il sistema di esame e concessione dei gradi tecnici in vigore nelle Scuole di Arti marziali praticate e nelle Federazioni ed associazioni che ne sono la loro necessaria propaggine burocratica amministrativa.

Facciamo subito piazza pulita spiegando che dal novero della discussione sono esclusi gli accaparratori di gradi con specializzazione nel salto della federazione, i clonatori più abili con scanner e fotoritocco che con keikogi e hakama, i Soke-fondatori autonominati dalle origini fumose e quelli che in un fine settimane affermano di aver imparato (e di poter insegnare…) un menkyo kaiden. Rimangono in pochi, forse, ma comunque abbastanza per poter costituire un campione statistico, sono quelli che – come me – sono afflitti da tanti difetti ma non dal feticismo da diploma.

Ulteriore necessaria premessa: nel nostro Dojo  – seguendo l’esempio del mio Maestro –l’unico esame obbligatorio era ed è quello medico annuale che verifica l’idoneità alla pratica sportiva; la partecipazione agli esami di passaggio di grado era ed è libera e – soprattutto – gratuita; nessuna tassa, nessuna quota, nessun extra, al massimo – quando promossi – una birra o un pasticcino ai compagni.

Per una serie di motivi personali ed oggettivi, la possibilità di sottopormi ad un esame di graduazione tecnica da parte dei miei Maestri ha una frequenza al cui confronto un bradipo è veloce come uno dangan ressha giapponese, quindi apparentemente sarei il meno adatto a perorarne la causa, in realtà però è vero anche il contrario, poiché è proprio quando qualcosa ti manca che ne apprezzi l’utilità (avete presente il rotolo di carta igienica in bagno che vi mostra solo il suo rigido supporto cartonato quando oramai avete fatto quello che dovevate fare? Ecco, appunto…).

Allora, perché ritengo opportuno che un praticante periodicamente si sottoponga ad un esame che verifichi il suo eventuale progresso nell’Arte che pratica? Innanzitutto perché ritengo l’esameuna tappa importante nella esperienza di un praticante, purché questi sia consapevole che la valutazione è riferita a tutto il periodo del tempo di pratica e non è limitata al solo giorno dell’esame. Già ai tempi della scuola dell’obbligo trovavo francamente discutibile studiare solo il giorno prima dell’interrogazione o del compito in classe, figuriamoci se lo ritengo corretto nelle tappe di quella è – o almeno dovrebbe essere – una Via.

Proprio per questo motivo, gli allievi del nostro Dojo sono avvertiti del fatto che condizione necessaria ad affrontare l’esame è che si sia tenuta una condotta corretta e rispettosa delle regole del Dojo, e questo perché – ovviamente – un insegnante o il Dojo-cho non ha bisogno di un esame formale per stimare un allievo che vede ad ogni lezione, piuttosto l’esame stesso è rivolto all’allievo, sia come momento simbolico che contrassegna il suo percorso di pratica, sia come test da affrontare in una situazione potenzialmente fonte di stress come quella di un esame ufficiale, in cui emozione e sentimenti mettono alla prova le nostre capacità tecniche.

Diverso è il caso come quello del sottoscritto, che purtroppo non può praticare sotto l’occhio vigile dei miei Maestri tanto quanto vorrei, in questo caso però mi viene in soccorso l’attenzione e la cura che i suddetti Maestri mi dedicano ogni volta che ci vediamo, ogni volta stupendomi di quanto riescano a notare i pochi progressi che ho fatto tra un incontro e l’altro.

L’esame degli allievi è inoltre anche un momento importante della vita del Dojo, in cui ciascuno dei suoi membri, senpai, insegnanti e Dojo-cho per primi, hanno modo di valutare anche il loro operato e la loro capacità di stimolare e favorire la crescita dei praticanti meno esperti, fornendo loro i giusti stimoli e le opportune istruzioni. Scegliere i sottoporsi ad un esame è – per l’allievo – un modo di riconoscere al suo insegnante il ruolo che gli compete, un omaggio al lavoro che ha svolto ed un segno di fiducia nel suo operato e nel suo giudizio. Son tutte cose che dovrebbero essere date per scontate, mi direte, ma purtroppo non è sempre così e credo che alla maggior parte degli insegnanti faccia piacere sapere che il loro allievo si sottopone all’esame non (solo) per cambiare colore alla cintura o aggiungere una “tacca” al suo budopass, ma anche per dare ed avere con la massima sincerità un feedback sul lavoro svolto da ciascuno nel suo ruolo.

Clicca il link sottostante per approfondire la conoscenza degli elementi di valutazione adottati nell’esame di passaggio di grado.

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