(Traduzione ed adattamento di “The Truth About The Hakama Revealed! Or: Stability Is Everything!” di Nev Sagiba)

Nev Sagiba, l’autore di questo articolo, è uno dei più originali collaboratori di Aikido Journal. Ogni suo articolo si distingue per esporre tesi al limite del paradossale e sicuramente le sue opinioni non sono mai banali o scontate. Come tutte le opinioni, anche quelle di Nev Sagiba sono opinabili e non rappresentano certo la “verità rivelata”, ma proprio per questo è interessante conoscerle e accettare lo stimolo a mettersi in discussione e ad osservare le nostre convinzioni da un nuovo ed originale punto di vista (NdR).

L’hakama non è una icona religiosa!
L’hakama non ha nulla a che fare con il grado Dan!
L’hakama non è una gonna!
L’hakama può essere con stoffe di ogni colore, unico o con combinazioni diverse e tanto altro…

Perchè l’hakama è stata inventata? Modestia? un codice d’abbigliamento? Eleganza? Per impressionare qualcuno? L’affermazione “per nascondere i piedi” è una stupidaggine. Alcune persone ci credono ma posso assicurarvi che i guerrieri non erano interessati a passi di danza, ma piuttosto ad ammazzare i nemici. No, niente di tutto questo. L’hakama fu pensata per salire facilmente a cavallo, rimanerci comodamente e proteggere le gambe dall’irritazione dovuta allo sfregamento di cui soffrivano i guerrieri ORIGINALI del Giappone che combattevano più di quanto facevano i Mongoli, o che cavalcavano con arco e frecce. Non sono io a dirlo; la storia, se uno si prende la briga di studiarla, può dissipare ogni sorta di mito infantile, anche se questo è oggi preso seriamente.

Le hakama sono indossate generalmente sopra un kimono (Hakamashita) e l’ hakama Umanori, quella divisa che indossiamo in molti Dojo, è quella oggi più comunemente conosciuta; ci sono infatti due modelli di hakama: quelle divise come la umanori, “per montare a cavallo” ed un altro tipo, simile ad una sorta di gonna unica detta Yakama, e quelle “da montagna” o “da campo”. indossate appunto da coloro che lavorano in questi ambienti rurali, che hanno la caratteristica di essere larghe alla cintura e più aderenti alle gambe. Non voglio spendere troppe parole per descrivere l’hakama, tutti noi sappiamo che quello che piace ad uno per un altro può essere orribile, copie fasulle oggi possono passare come articoli originali.

L’hakama era originariamente indossata dai samurai; si è detto spesso in maniera erronea che questi la usavano per nascondere la loro postura ed i loro passi ad un eventuale nemico, ma in realtà, per ovvie ragioni, i combattenti infilavano l’hakama nella cintura o la annodavano nei tabi (una specie di calzari) quando il confronto era imminente ed alla stessa maniera le maniche del kimono venivano legate indietro con una corda. L’hakama lunga era indossata solo durante le cerimonie mentre più tardi, l’hakama venne usata anche per proteggere gli abiti dallo sporco e dagli strappi durante le diverse attività che venivano svolte da chi la indossava.

L’hakama ha normalmente sette profonde pieghe, due sul retro e cinque davanti. Si dice che queste pieghe rappresentino le virtù considerate essenziali per i samurai, ma ciò è stato inventato dai poeti; in realtà le pieghe servono a consentire di montare a cavallo in maniera rapida e veloce e permette inoltre di stare seduti in groppa all’animale in maniera corretta senza il rischio del “pizzico della sella” che può essere grave tanto quanto il “pizzico dell’arma” che, in completo accordo con la legge di Murphy, si verifica sempre nel momento peggiore. Qualche avversario potrebbe essere tanto svogliato da non voler approfittare di questa opportunità, ma se siamo abbastanza furbi faremo in modo da diminuire le possibilità che questo avvenga.

E’ una pena indossarla e dismetterla per cavalcare, ma portarla era diventato così naturale che molti samurai sfoggiavano la loro hakama come molti cow-boy facevano con i loro gambali. Col tempo cominciarono ad indossare l’hakama anche coloro che non andavano a cavallo, indossandola senza sapere il perché. I cavalieri erano persone pericolose, saltavano in groppa ai loro alti cavalli e passavano al galoppo sopra qualsiasi cosa si parasse davanti a loro, e questa attitudine non cambiò quando smontarono da cavallo, anzi aumentò. I non-cavalieri, a quei tempi, erano guardati con evidente disprezzo, come fossero esseri inferiori, per delle buone ragioni che non erano però da loro comprese. Accadde allora qualcosa di interessante: questi guerrieri dissero che la stabilità nel cavalcare veniva trasferita anche a terra, e che (se si era cavalieri) si poteva individuare un cavaliere dal modo in cui questi camminava.

Cosa? Credete che la stabilità non sia importante? Lasciatemi dire che la stabilità mentale e quella fisica sono fisiologicamente e biologicamente legate. Si è detto che l’abilità di andare al galoppo e di scoccare frecce diritte al bersaglio (non c’è niente di mistico nel mancare il bersaglio) migliora esponenzialmente sia la pratica con la spada che quella a mani nude. I segreti meglio custoditi, bajutsu (tecnica di cavalcatura) e yabusame (tiro con l’arco a cavallo). Perché quindi la stabilità è così importante? Perché ha cambiato la storia. Il terribile Temijin (Ghingis Khan) morì cadendo da cavallo, si dice inciampando in una tana di coniglio. Accadde in un giorno particolare, forse nell’anno del coniglio, noi che siamo orgogliosi con noi stessi per avere una “discendenza europea” dovremmo tenere a mente che ci saremmo potuti trovare a parlare Mongolo e ad avere antenati e tratti somatici più debitori alla Mongolia di quanto già non siano.

D’altra parte, ho saputo che lungo gli anni il terreno diventa sempre più duro mentre io invecchio; sono sicuro che ‘è una spiegazione occulta e mistica per questo, ed io penso si chiami collagene. Nella postura a cavallo si sta “profondamente” seduti e nel budo corretto questa postura è imperativa, altrimenti si farà morire dalle risate un vero budoka, percui non attaccatelo se ci tenete alla pelle. Stabilità significa sicurezza; nella pratica con la spada una postura scorretta può portare, letteralmente, a perdere la faccia, quando una lama tagliente è maneggiata da un avversario deciso, così come può causare ferite o rottura del naso se questi ha un bokken.

L’hakama non è una icona religiosa a cui attribuire soverchia importanza. L’hakama è un memorandum cinestetico che ci ricorda la postura appropriata, la postura invincibile. L’hakama teniamola in conto per questo.