Ueshiba Morihei, fondatore dell’Aikido, affermava di “fare dell’universo il proprio Dojo”, proseguendo sulla Via già tracciata da altri illuminati Maestri prima di lui .

Non abbiamo tempo, spazio ed esperienza sufficienti per affrontare una disamina esaustiva di una simile affermazione ma non per questo non riteniamo opportuno spendere qualche parola per offrire il nostro modesto punto di vista. Se è vero come è vero che molte tecniche e strumenti marziali sono figli diretti delle attività della vita quotidiana (basti pensare all’origine dei nunchaku, dei kusarigama o dei tessen), allora ne consegue che quanto esperiamo sul tatami del Dojo può (direi anzi, deve) trovare pratica applicazione e perfetta concordanza su quanto ogni giorno scandisce le azioni della nostra vita quotidiana nel sociale, negli affetti e nel lavoro. Aldilà di ovvi e comprensibili accorgimenti specifici, appare quindi lapalissiano che ciò che è opportuno all’interno del Dojo lo sia anche al di fuori, e che quindi ciò che sia inopportuno sul tatami lo sia anche oltre lo shimoza.

In tempi neppure troppo lontani, quando scuola e famiglia agivano di pari passo nel fornire a bambini e ragazzi le basi della cosiddetta “buona educazione”, un post come questo sarebbe stato pleonastico ma oggi, con la cronaca che restituisce quotidianamente notizie di giovani vandali, stupratori appena adolescenti, picchiatori impuberi, appare drammaticamente evidente che sui baluardi educativi del bel tempo che fu sventola mestamente una bandiera bianca che dichiara tutta l’impotenza di enti e istituzioni che – come le tre proverbiali scimmiette – non vedono, non sentono e non parlano.

Ecco allora che – con buona pace di chi considera i praticanti di arti marziali solo come degli strampalati picchiatori – il Dojo può (direi anzi, deve) essere una palestra non solo e non tanto per il corpo, ma anche e e soprattutto per lo spirito.

Non c’è bisogno di criptici Dojo-kun, di allusivi kuden o di filosofismi un tanto al chilo, bastano poche e semplici regole, tanto semplici all’apparenza quanto profonde nella sostanza, per indicare la Via a coloro che riteniamo abbiano le qualità per seguire i nostri passi.
Sembra poco, ma è tutto.