Partecipando alle lezioni ed ai seminari diretti da Shifu Severino Maistrello, Direttore Tecnico della Wudang Fu Style Academy, capita frequentemente di sentir indicare l’agopunto Kunlun, con l’immancabile precisazione che con questo termine si indica anche uno dei monti più importanti della Cina.

L’agopunto Kunlun è situato sul meridiano della Vescica ed è indicato usualmente con la sigla BL60. Il punto è localizzato a metà tra l’apice del malleolo esterno e il bordo anteriore del tendine di Achille, essendo quindi compreso tra i punti Shu antichi . E’ un punto che consente sia il trattamento con aghi che la moxibustione, con l’effetto di tonificare il fegato, mobilizzare il Qi ed in particolare il Qi del Rene, espellere il Vento, rimuovere le ostruzioni del meridiano Vescica , fortificare l’anca e rafforzare muscoli e tendini.
Il trattamento di questo punto è indicato per trattare diversi disturbi, tra cui cefalea, rigidità nucale, vertigini, crampi alle spalle e alla schiena, spasmi e paresi agli arti, dolori agli occhi, convulsioni e tic infantili, epistassi, gonfiore alle caviglie, dolore ai piedi, gonfiore al ginocchio, sensazione di nodo alla gola, parto difficoltoso e gonfiore agli organi genitali.

Come in altri casi , può essere interessante analizzare gli ideogrammi che compongono il nome, ovvero 昆仑. I due caratteri insieme indicano la catena montuosa della zona meridionale dell’Asia centrale, ma è interessante notare che il primo carattere può essere tradotto anche come “fratello anziano” mentre il secondo è una versione semplificata di quello che esprime il concetto di “organizzare”. Ricordando quanto valore avessero nella gerarchia sociale di culture tradizionali come quella cinese le persone anziane, specialmente se legate da un rapporto di sangue, possiamo quindi ipotizzare che l’uso degli ideogrammi indicati evidenzi proprio l’importanza di questo agopunto nella visione alchemica e pratica della Medicina Tradizionale Cinese. D’altronde non è forse un caso che lo stesso punto corrisponda quasi alla perfezione al nostro “Tallone d’Achille”, unico punto del corpo a cui l’eroe della mitologia greca era vulnerabile, e che va quindi particolarmente protetto e curato.

Non a caso quindi, come spesso ci ricorda Shifu Severino Maistrello, uno dei nomi con cui in passato era conosciuto l’esercizio delle discipline interne era “Praticare Kunlun”, non solo perché spesso queste venivano condotte su montagne o alture ritenute sacre e dimora di particolari divinità, ma anche perché questi esercizi agivano più o meno direttamente su questo punto, con gli effetti che abbiamo indicato in precedenza.

Abbiamo citato il monte Kunlun, e quindi in conclusione di questo articolo spendiamo qualche parola anche a questo luogo così particolare, riservandoci in un prossimo futuro di ampliare il nostro sguardo anche sugli altri monti sacri della Cina. Con il termine Kunlun viene indicata una catena montuosa nella zona meridionale dell’Asia centrale che si estende da ovest a est per circa 2000 km., costituendo una delle più lunghe catene montuose asiatiche. Nella mitologia cinese, con questo nome veniva indicata la montagna dove si riteneva fosse ubicato il paradiso Taoista, visitato per la prima volta – secondo la leggenda – dal Re Mu (976 – 922 a. C.) della dinastia Zhou, scoprendovi il Palazzo di Giada dell’Imperatore Giallo, mitico patriarca della cultura cinese. Sullo stesso monte il Re Mu avrebbe incontrato Xi Wang Mu, la Dea Regina Madre dell’Ovest, che fu oggetto di un culto religioso specifico durante la dinastia Han. Proseguendo nella leggenda, è su questo monte che viene ubicato il monastero di Shangri-La nel racconto “Orizzonte perduto” dello scrittore inglese James Hilton, ispirato dalle letture delle memorie dei sacerdoti gesuiti che avevano soggiornato in Tibet.

Generalmente il monte Kunlun, viene indicato come la rappresentazione terrena dell’asse verticale che unisce il Cielo alla Terra; numerose sono le leggende che lo riguardano, spesso riferendosi a montagne reali fisicamente distanti tra loro, accomunate però dall’essere identificate come la dimora di varie divinità e dee, dove si possono trovare anche piante leggendarie e creature mitiche, tanto da essere il luogo dove si compiono molti eventi importanti nella mitologia cinese. Il monte Kunlun è ritenuto la rappresentazione della Divinità Suprema (Taidi) che, secondo alcune fonti, ha il suo trono – conosciuto come il “Palazzo dei Cieli” – nella parte più alta della montagna. Visto che a volte Kunlun era visto come il pilastro che alza il cielo e lo tiene separato dalla terra, alcuni racconti collocano la cima di Kunlun in Paradiso piuttosto che localizzarla come parte della terra: in questo caso la dimora della Divinità Suprema su Kunlun è in realtà in Cielo, e Kunlun funziona come una sorta di scala che potrebbe essere usata per viaggiare tra la terra e il Cielo. Di conseguenza, chiunque fosse riuscito a salire fino alla cima del Kunlun sarebbe diventato magicamente uno spirito immortale.

Un’altra leggenda riguarda la già citata Xi Wang Mu, che originariamente non si trovava su Kunlun, ma piuttosto sulla mitica Montagna di Giada vicina a nord (e ad ovest delle sabbie mobili). Xi Wang Mu è la regina madre di Meng Hao dell’Occidente, che nelle leggende più tarde fu immaginata risiedere in un palazzo protetto da mura d’oro, all’interno del quale gli immortali (Xian) banchettavano con le zampe d’orso, le labbra di scimmia e il fegato dei draghi, serviti ai margini del lago delle gemme. Ogni 6000 anni le pesche che conferivano l’immortalità a coloro che le mangiavano sarebbero state servite (tranne il tempo in cui erano state rubate da Sun Wukong, il Re delle Scimmie). Originariamente Xi Wang Mu era la divinità della peste con denti di tigre e coda di leopardo, ma divenne poi una dea bella e ben educata, responsabile della protezione dell’erba dell’immortalità.
Ancora un mito riguarda il saggio taoista Tse Chong Tsi (scritto anche come Chi Song Zi) che si riteneva dimorasse sulle pendici del monte. Durante il regno di Shennong, il Maestro del Pino Rosso che abbiamo già incontrato nei nostri articoli sia come l’artefice di alcune pratiche di Tai Ki Kung che come mago in grado di comandare agli elementi atmosferici grazie alla sua maestria nell’uso del bastone, con il quale celebrò una cerimonia di pioggia che concluse con successo una terribile siccità, venendo quindi elevato all’olimpo taoista con il nome di Yu Shi, “Maestro della Pioggia”.

Alle leggende raccontate, se ne aggiungono ancora altre; secondo lo Shan Hai Jing (il “Classico delle Montagne e dei Mari”) la cima del monte Kunlun è l’abitazione degli sciamani, raffigurante Wu Peng che regge l’erba dell’immortalità in compagnia di altri cinque sciamani. Secondo altre tradizioni successive, il monte Kunlun rappresentava il paradiso taoista presieduto dalla già citata Xi Wang Mu e abitato dagli immortali taoisti Xian, esseri umani che si erano trasformati in una forma sovrumana per particolari meriti o capacità acquisite in vita, che era presieduto da Xiwangmu.

Ad una simile quantità di riferimenti mitici, non poteva che seguire una altrettanto ricca descrizione della flora e della fauna: si riteneva infatti che il monte Kunlun avesse un vivace bestiario, con vari animali e uccelli più o meno fantastici descritti come presenti nei suoi dintorni. Spesso la tigre o esseri con caratteristiche simili a una tigre sono associati a Kunlun, poiché la tigre è simbolo dell’occidente e Kunlun è spesso associato al paradiso occidentale. Le creature simboliche dell’immortalità come cervi o gru sono spesso viste o descritte nelle raffigurazioni di Kunlun, ed infatti anche Xi Wang Mu è frequentemente rappresentata anche come un cervo maculato. Oltre alle gru (tradizionalmente pensate come i monti o le trasformazioni degli immortali), anche altri uccelli vanno e vengono dalla montagna, facendo commissioni per Xi Wang Mu, tra questi spiccano i mitici Quingniao, uccelli blu o verdi protagonisti di molti racconti e portatori di ispirazione ai poeti favoriti dalle Dea Regina Madre dell’Ovest.

Anche la flora del monte Kunlun e dei suoi dintorni è richiama le sue qualità naturali e soprannaturali, e comprende gli Alberi di Perla e Giada, l’Albero dell’Immortalità e il Granaio dell’Albero. Le pesche sono e sono state spesso associate a Xi Wang Mu, mentre il Langgan era un albero di gemme fatate nei colori blu o verde che nei in alcuni libri delle dinastie Zhou e dei primi Han è stato descritto come tipico del monte Kunlun.

Non solo piante e animali abbellivano Kunlun, ma anche fiumi e ruscelli, anche questi protagonisti delle storie e delle leggende della mitologia cinese; in alcune di queste si racconta che diversi fiumi scendessero dalla montagna di Kunlun: il Fiume Rosso (Chishui), il Fiume Giallo, il Fiume Nero e il Fiume Yang. Si racconta anche che un quinto fiume scorresse intorno alla base del monte Kunlun, caratterizzata da pendici particolarmente ripide e difficili da scalare. In questo fiume, chiamato Ruo Shui (“Fiume debole”) scorreva con un liquido così privo di densità che nemmeno una piuma poteva galleggiare su di esso e questa era una caratteristica che lo rendeva insormontabile, dal momento che non poteva né essere attraversato a nuoto e neppure con una nave o una zattera, permettendo il passaggio solo a coloro che praticavano la magia taoista o sciamanico. Un altro ostacolo posto a protezione del monte Kunlun erano le Liusha, sabbie mobili pericolose e difficili da attraversare.

A arricchire il monte Kunlun erano anche palazzi e giardini, infatti miti e leggende raccontano di varie strutture sopra o intorno la montagna. Il palazzo di Xi Wang Mu è in alcuni testi descritto come dotato di bastioni dorati, in altri come un parco o un giardino lussureggiante abbellito da una piscina di diaspro e da un giardino pensile, dove i benedetti che li si radunavano potevano assaggiare il frutto della longevità.

L’importanza del monte Kunlun è testimoniata anche dalla leggenda che lo ricorda come il luogo dove avvenne il matrimonio di Fuxi e Nuwa. Il primo, conosciuto anche come Fu-hsi, è un eroe della mitologia cinese a cui si attribuisce la creazione dell’umanità e l’invenzione della caccia e della pesca, dei metodi di addomesticamento degli animali, della cucina dei cibi e del sistema di scrittura dei caratteri cinesi. Nüwa o Nügua è la dea madre della mitologia cinese, sorella e moglie di Fuxi. È ritenuta la madre dell’umanità poiché – unica sopravvissuta ad una catastrofica inondazione insieme al fratello Fuxi – si unì in matrimonio con il fratello dopo aver ricevuto un segno esplicito da parte di una divinità che approvava il loro matrimonio e quindi il successivo ripopolamento del mondo.