Con il termine “Musha shugyō” (武者修行) in Giappone si indicava il pellegrinaggio che un samurai o un praticante di una disciplina marziale effettuava giunto ad un punto critico del suo addestramento.

Lo shugyōsha (Letteralmente “persona che pratica lo shugyo) vagava per per molto tempo e in un ampio territorio, confrontandosi con altri marzialisti e perfezionando le sue abilità senza la protezione della sua famiglia o scuola. Durante il suo errare, lo shugyosha poteva praticare addestrarsi con altre scuole, sfidare a duello altri praticanti, prestare la sua opera come guardia del corpo, soldato mercenario a samurai presso un daimyō diverso da quello che comandava nella sua provincia di origine. Il personaggio dello Shugyosha ricorda per certi aspetti lo Youxia cinese o il cavaliere errante nell’Europa feudale, ed è stato – al pari di questi – protagonista di racconti e leggende. Uno dei più famosi shugyosha è stato senz’altro Musashi Miyamoto, che per lunghi anni percorse il Giappone in compagnia solamente della sua voglia di migliorare, ed anche Kamiizumi Ise-no-Kami Nobutsuna, che fondò la scuola di scherma Shinkage-ryū a metà del XVI secolo, era uno shugyōsha. Si ritiene che il Musha shugyō sia stato ispirato dai monaci Zen, che si sarebbero impegnati in simili pellegrinaggi ascetici (che chiamavano angya, “viaggiando a piedi”) prima di raggiungere l’illuminazione.

Anni fa, il M° Claudio Regoli mi appellò come Shugyosha, facendomi un complimento che tuttora considero immeritato ma spingendomi a riflettere sui motivi del mio praticare, una riflessione che mi è ritornata in mente ieri sera, in un freddo sabato di dicembre trascorso da tanti in giro per negozi e centri commerciali alla ricerca di regali natalizi per amici e parenti. A differenza loro, io la mattina sono stato a Bari a praticare Aikido con i Dojo-cho pugliesi della Takemusu Aikido Association Italy in un keiko diretto da Gianluca Calcagnile, e nel pomeriggio, dopo un pranzo volante, ospite del M° Antonio Giacoia a Talsano sul tatami del Dojo Aikido Taranto per partecipare a “Aikido sotto l’albero”, una serata all’insegna della tecnica unità al divertimento che ha visto i giovanissimi allievi ed i loro genitori sfidarsi amichevolmente in giochi di abilità ed agilità uniti alla dimostrazione di tecniche e principi marziali.

Mi è piaciuto pensare che non sia stato casuale che tutto ciò sia avvenuto il 14 dicembre, lo stesso giorno in cui 136 anni fa veniva al mondo Ueshiba Morihei, il fondatore dell’Aikido e così sono tornato a casa un po’ stanco ma estremamente soddisfatto per avere avuto la possibilità di constatare quanto sia bello incontrarsi, confrontarsi, offrire la propria esperienza e imparare da quella degli altri.

Non c’è che dire, sono uno shugyosha fortunato!