Proseguendo l’analisi delle 37 forme di base del Tai Chi Chuan, approfondiamo la conoscenza di “Gru bianca spiega le ali”, una delle forme più affascinanti e coinvolgenti, capaci di evocare armonia e leggerezza ma – al contempo – in grado di stimolare un lavoro molto intenso.

Come sempre partiamo proprio dal nome di questa forma che, più esplicitamente che in altri casi, descrive la dinamica dell’esecuzione. In questi casi, la traduzione occidentale rispecchia alla lettera il nome cinese Bái Hè Liàng Chì (白鹤亮翅). Il riferimento alla Gru rimanda alla posizione delle gambe, che in questa forma assumono appunto la posizione della Gru o dell’Immortale, con il 90% del peso sulla gamba posteriore e la gamba anteriore che poggia per terra solo con l’avanpiede, richiamando appunto la posizione dei trampolieri, uccelli come gru, aironi o fenicotteri che spesso sostano poggiandosi solo su una zampa.

La seconda parte del nome si riferisce invece al movimento delle braccia, che richiama l’ampia apertura alare di questi uccelli ed al loro impiego, non solo per il volo ma anche per spaventare o allontanare eventuali predatori, caratteristica che ritroveremo nella applicazione marziale di questa forma.

L’esecuzione della forma

Riprendendo l’immagine di una gru che sosta poggiandosi su una sola zampa, quando si pratica questa forma bisogna curare la postura, che – come nella maggior parte delle 37 forme di base del Tai Chi Chuan – deve mantenere il busto verticale con il mento leggermente rientrato, lo sguardo concentrato ma rivolto all’orizzonte, le spalle rilassate e le ginocchia leggermente flesse.
Per quanto riguarda le braccia, queste – come le ali di una gru – non sono tese e rigide ma leggermente curvate come un arco o una sciabola, con il polso in linea tra mano ed avambraccio. In questa posizione, il punto Lao Gong (PC8, “Palazzo del Lavoro”) al centro del palmo della mano bassa è rivolto verso il pavimento, mentre il palmo della mano alta è rivolto verso l’esterno.

Nella pratica dinamica di questa forma – al pari delle altre 37 forme di base del Tai Chi Chuan – si esercita il principio di “Kai-ie” (“aprire e chiudere”) che viene trattato in maniera approfondita negli esercizi di Tao Yin Qi Gong appartenenti alla serie del “Duan Lian Qi Gong” per coltivare e far circolare il Qi. Nello specifico, durante l’esecuzione di questa forma, si espira quando si spinge verso l’esterno aprendo il busto ed immaginando di spingere qualcosa di pesante tanto verso l’esterno con la mano alta che verso il pavimento con la mano bassa.

Il ritmo della pratica è solitamente collegato agli otto respiri, percui nella pratica statica ogni posizione verrà mantenuta per il tempo corrispondente ad otto cicli respiratori, mentre la pratica dinamica verrà eseguita per otto volte (o un multiplo di otto) sincronizzando il movimento di braccia e gambe con l’inspirazione e l’espirazione. Acquisita una certa dimestichezza nella pratica, si può anche aggiungere alla pratica fisica l’esercizio della visualizzazione, immaginando di prendere la forza dal piede anteriore mentre questo affonda sempre più nel terreno.

Tradizionalmente la pratica comincia con il piede sinistro avanzato, e sia nella forma statica che in quella dinamica, particolare attenzione deve essere posta a mantenere le spalle rilassate ed in equilibrio, con due forze uguali che sanno muovere le braccia durante il cambio che avviene davanti al busto.

Nella sua esecuzione dinamica, questa forma può essere eseguita seguendo una progressione specifica che coordina il movimento dei piedi e delle mani. Al principio si muove prima la gamba che avanza e poi le braccia, poi si muovono insieme braccia e gamba ed infine, si muovono prima le braccia facendo poi seguire l’avanzamento della gamba.

Le applicazioni marziali

Come nella quasi totalità delle 37 forme di base del Tai Chi Chuan, anche “La Gru Bianca spiega le ali” può avere delle applicazioni marziali sia con tecniche di difesa che di attacco.

Pur con la comprensibile difficoltà di descrivere queste applicazioni, tra le applicazioni di difesa possiamo vedere una parata verso l’esterno portata con il braccio basso contro un calcio diretto all’inguine, oppure una parata verso l’esterno portata con il braccio alto contro un pugno diretto al volto. Il movimento di cambio di posizione delle braccia tra alto e basso, che viene effettuato incrociandole davanti al busto, è invece una efficace tecnica di liberazione da presa ai polsi, mentre il postare il peso quasi completamente sul piede posteriore può essere utile per squilibrare un avversario che ci spinga frontalmente alle spalle o al petto.

Per quanto riguarda le tecniche di attacco, questa forma – analogamente al movimento delle ali di una gru – può prevedere delle percussioni: all’inguine o all’interno della coscia di un attaccante posto di fronte a noi con la mano bassa o sotto il mento o alla gola con la mano che sale. Sempre nell’ambito delle percosse, dalla posizione della Gru si può colpire con un calcio di punta portato con il piede avanzato lo stinco di un avversario posto di fronte a noi, sia come tecnica principale che come strategia di disturbo e distrazione per favorire le tecniche difensive o offensive effettuate con gli arti superiori.

Gli effetti sul benessere

Come già evidenziato per l’aspetto marziale, questa forma ha un importante beneficio sul benessere se praticata in maniera costante e attenta.

Similmente all’esercizio “Separare il Cielo e la Terra” (Tiaoli piwei xu dan ju, 调理脾胃须单举, letteralmente “Sollevare un braccio per recuperare appetito”) compreso nella serie del Pa Tuan Chin, la pratica de “La Gru Bianca spiega le ali” può avere benefici effetti per contrastare i disturbi del sistema digestivo; la pratica stimola infatti le funzioni di Stomaco e Milza e favorisce la assimilazione degli alimenti.

Inoltre, grazie al movimento delle braccia, la pratica di questa forma può favorire il regolare funzionamento dell’apparato cardiocircolatorio, grazie alla stimolazione dei meridiani di Cuore e Maestro del Cuore, che corrono lungo gli arti superiori.

La posizione della Gru favorisce anche il miglioramento dell’equilibrio ed il mantenimento di una corretta postura, con positivi effetti sulla zona dorsale e lombare.

Simbologia della Gru, tra storia e leggenda

La Gru è uno degli animali più citati nelle opere d’arte orientali, e d’altronde – se ci riflettiamo – questo animale è presente anche in diverse nostre favole e leggende (a tutti noi è stato detto che i bambini vengono portati dalla cicogna…) e gode di particolare tutela nei paesi dell’Europa del Nord, che proteggono sia gli esemplari adulti che i nidi, un tempo frequentemente costruiti sulla sommità dei camini domestici per sfruttare il calore dei fumi.

Non stupisce quindi che la Gru venga citata spesso anche nel panorama marziale orientale, con diversi ed importanti significati. Solo per citare un paio di esempi, alla Gru ed ai suoi movimenti sono ispirate alcuni stili di Wing Chun e delle tecniche di combattimento diffuse dal monastero di Shaolin. Per restare più vicino a noi, la stessa nascita del Tai Chi Chuan si fa risalire alla ispiratore che ebbe Chang San Feng osservando il combattimento tra una Gru ed un Serpente.

Come è facile comprendere, con il termine Gru possiamo identificare diversi animali appartenenti alla stessa specie; nel nostro caso è assai probabile che nel dare il nome a questa tecnica ci si sia ispirati alla Gru bianca dalla cresta rossa (Grus Japonensis) o Gru della Manciuria, un trampoliere che da adulto raggiunge un’altezza di 1,5 metri e può pesare fino a dieci chilogrammi, con una apertura alare varia dai 2,2 ai 2,5 metri. L’intero piumaggio del corpo, le remiganti primarie, le piccole copritrici, le penne ascellari e le timoniere sono di colore bianco puro. Il mento, la gola e la parte superiore del collo sono neri. Su ogni lato della testa, da dietro agli occhi, si dipartono due ampie fasce bianche che si uniscono sulla nuca per poi scendere giù lungo il collo. Sulla pelle nuda nera della fronte si trovano sparse alcune piume nere; le stesse piume si trovano sulla zona di pelle ruvida e verrucosa color cremisi sulla sommità della testa, enfatizzata dalla colorazione bianca e nera delle piume della testa. Le zampe molto lunghe consentono all’animale di guadare attraverso le acque poco profonde e i banchi di sabbia. Il becco affusolato si adatta perfettamente alle sue tecniche di caccia.

La gru della Manciuria è considerata la specie di gru più frequentemente riprodotta nell’arte dell’Asia orientale. I filosofi cinesi hanno visto nel disegno nero del piumaggio, che l’uccello mette in mostra quando allarga le ali, una manifestazione del principio yin e yang. L’immagine della gru viene ricamata sui kimono, riprodotta nelle xilografie, dipinta sui pannelli a muro e disegnata sulle pergamene. Tra gli Ainu, gli abitanti originari del Giappone, la gru della Manciuria è il messaggero della morte e il simbolo della vita eterna. Si credeva infatti che la Gru trasportasse in Cielo le anime dei defunti e quindi, per estensione, la Gru che vola rappresenta un’elevazione dello status dell’Uomo che si innalza verso il Cielo, per mantenendo la capacità di una stabile ed equilibrata postura sulla Terra.

La gru della Manciuria ha una dieta molto varia, ma si nutre principalmente di sostanze di origine animale; solo nelle zone di svernamento e durante certi periodi dell’anno le sostanze vegetali costituiscono la maggior parte del suo apporto alimentare. Tra i componenti animali della dieta si contano insetti, vermi, molluschi, pesci, anfibi, uccelli e loro uova e piccoli roditori. Per quanto riguarda le sostanze vegetali, la gru mangia chicchi di riso e miglio. Quando vanno in cerca di cibo, questi animali camminano lentamente con la testa china, mantenendosi sempre più a lungo in un unico punto e afferrano la preda con un rapido colpo di becco, caratteristica che ritroviamo nella postura “La gru che becca”, una delle posizioni fisse del Tom-ma.

Proprio ad una storia a metà tra verità e leggenda si collegano le proprietà benefiche della pratica di questa posizione; si racconta infatti che questo trampoliere – visto anche il suo habitat naturale – fosse in grado di nutrirsi anche di cibi avariati o addirittura sostanze velenose, senza esserne minimamente danneggiato grazie ad un sistema digestivo particolarmente efficiente, in grado di immagazzinare poi queste tossine nella cresta sul capo. Proprio da questa cresta venivano poi estratti i succhi velenosi in cui intingere le punte di freccia e lancia usati poi in guerra.

Sempre facendo riferimento alla alimentazione di questa specie ed ai positivi effetti di questa forma sull’apparato digerente del praticante, è probabile che il nome sia anche ispirato alla Gru siberiana (Grus leucogeranus), volatile presente nella tundra artica della Russia orientale che migra in Cina durante l’inverno. Pur essendo onnivora, questa gru si nutre principalmente di vegetali. Nei terreni estivi consuma una vasta gamma di piante, radici e semi , nonché piccoli roditori e pesci. Questo animale ingoia sassolini e pietrisco che lo aiutano a frantumare il cibo contenuto nel gozzo, svolgendo un po’ il compito che in altri animali è deputato ai denti, ma possiamo facilmente immaginare che ad un osservatore casuale potesse sembrare che questo uccello fosse in grado di nutrirsi e digerire anche i sassi!