(Traduzione ed adattamento di “Without Hesitation” del Ven. Anzan Hoshin roshi – http://www.wwzc.org/book/zanshin)

Zanshin si può tradurre come “la mente che rimane” oppure “la mente senza residui” ed è la mente della azione completa. Questo è il momento del Kyudo (arcieria giapponese) in cui la freccia è stata appena scoccata, è il “Om makurasai sowaka” nella pratica Zen dello oryoki (pranzo comune) in cui si beve l’acqua di risciacquo; quando si passeggia è il momento in cui il peso è tutto su un piede e comincia a muoversi l’altro piede, nella respirazione è quando è compiuta la inspirazione o la espirazione, nella vita è questa vita. Zanshin significa seguire completamente, senza lasciare traccia, significa ogni cosa, completamente, così come è. Quando corpo, respiro, parola e mente sono rotti l’uno dall’altro e sparpagliati in concetti e strategie, allora nessuna loro vera azione può rivelarli.

C’è solo una esitazione, oppure provare a spingere se stessi dopo una esitazione, questa è la mente della speranza e della paura, che sorgono perché stiamo provando a vivere in qualche altro momento che non sia quello presente, ovvero stiamo confrontando, progettando o tentando di mantenere una illusione di controllo nel mezzo di una realtà che è completamente aldilà dal controllo. “Aldilà del controllo” non significa “fuori controllo”, ma piuttosto che il senso di soliità, comodità e prevedibilità che la auto-immagine che proviamo a mantenere è completamente irrilevante rispetto alle proprie esperienze attuali. Non sapremo mai quale frase stiamo per pronunciare finché non la abbiamo letta; una volta che l’avremo letta, le forme nere delle lettere diventano parole e significati e di conseguenza otterremo il senso di ciò che avremo letto. E’ solo dopo che un pensiero è sorto che si ha l’illusione di averlo pensato. Una auto-immagine si sviluppa come memoria, come una contrazione intorno alla vividezza della vita così come è e, con lo scopo di accertare il senso della sua propria continuità, questa raggruma insieme pensieri, impilandoli tra loro e annodandosi a questi. Può fare ciò solo ignorando la maggior parte dei dettagli del momento, e affievolisce la loro vividezza spingendo e tirando se stessa in un immaginario “passato” o “futuro”.

Peraltro, l’energia della manifestazione di questo momento è l’energia della nostra stessa vita, e allontanandoci da questa enorme energia noi ci troveremo senza vita, limitati, esitanti, goffi, arrabbiati, giudicanti, colpevoli e tristi. Zanshin significa fare ogni cosa sino in fondo e fare questo significa non rimanere fermi e bloccati. A volte, seduti, ci si può sorprendere persi nei pensieri ed allora ci “svegliamo” di colpo e ne interrompiamo il flusso ed allora troviamo noi stessi ancora intenti a verificare che la distrazione sia cessata. Ma quel pensiero se ne è andato e noi stiamo solo provando a trovare una definizione di noi stessi, noi stiamo solo provando a diventare qualcuno che ha “tagliato il pensiero”.

Invece, quando ci svegliamo dal pensiero, quello è. Adesso cosa? Zanshin allora significa una mente continuamente pronta, come uno specchio pronto a riflettere qualunque cosa gli venga mostrata. Nelle Arti marziali, Zanshin significa non interrompere la nostra azione, perché non c’è tempo per tornare indietro e bloccarla e fissarla. Significa anche andare aldilà della tecnica, perché noi non possiamo forzare la situazione per adattarla alla tecnica, l’angolo e la forza del colpo devono essere immediatamente adattate alla energia del compagno di pratica. In pratica dobbiamo andare oltre le esitazioni e le strategie di difesa, dobbiamo aprirci alla energia della mente stessa per come questa si esprime guardando, ascoltando, toccando, assaggiando, odorando e pensando, penetrando in questa energia, noi dobbiamo superare tutte le barriere. Spesso, quando proviamo ad esprimere una attività completa in dokusan (incontro privato tra Maestro e discepolo) o in zazen (seduta in ginocchio), lavando i piatti, pulendo il giardino o pagando le bollette, noi proviamo ad imporre una sorta di mente “fresca”, noi proviamo a realizzare una sorta di mente della pratica, o mente della saggezza.

Ma una azione vera o la vera saggezza scaturiscono dall’energia di questo stesso momento. Nel continuo rinnovamento della consapevolezza mentale di quanto semplicemente è, noi constateremo che questa mente fresca conosce ciò che facciamo. questa è la mente del guardare, la mente dell’ascoltare, la mente della postura, la mente del passeggiare, del sedere, del fermarsi, così come è la mente dei pensieri. Quando noi spettiamo di provare ad imporre la “nostra mente” al momento, la mente del momento può esprimere sé stessa chiaramente e la completa Conoscenza si apre come le dieci direzione ed i tre tempi. Questo è quanto il “Avatamsaka sutra” riporta nei discorsi del Buddha ed in tutte le direzioni dei regni del Buddha. Ciò significa anche aprirsi alla chiarezza delle esperienze e penetrare nella natura dell’esperienza stessa. Dobbiamo trovare la nostra saggezza nella semplicità e nella ricchezza del momento stesso.

Il blu è indiscutibilmente blu, il respiro è respiro, il suono è suono. Zanshin significa permettere che ciascun Dharma si sforzi di essere ciò che è. Significa che “dovunque una cosa stia, questa copre il terreno su cui poggia”, come afferma uno Dogen Zenji nel “Genjokoan”; significa fare un passo completo; significa non lasciare nulla dietro e non spingere niente in avanti; significa porre attenzione alle nostre vite.