L’esame per il passaggio di grado è una tappa importante nella esperienza di un praticante, ma è bene sottolineare che la valutazione è riferita a tutto il periodo del tempo di pratica e non è limitata al solo giorno dell’esame. Per questo motivo il giudizio che viene espresso dalla commissione di esame non si limita alla mera esecuzione fisica delle tecniche ma prende in considerazione otto aspetti relativi alla pratica ed alla vita del Dojo.

Ciascuno di questi otto aspetti è valutato con un punteggio da 1 a 10, dove il 5 corrisponde alla sufficienza minima ed il 10 all’eccellenza massima. Per ottenere la promozione il punteggio minimo è quindi 40, con al massimo una insufficienza non inferiore a 4. E’ bene chiarire che la valutazione è espressa sempre in funzione del grado di preparazione atteso dal candidato, percui – ad esempio – se l’esecuzione in una certa maniera di uno “shomenuchi iriminage” viene considerata buona o sufficiente in un esame di 5° Kyo, la stessa maniera sarà considerata insufficiente ad un esame di 1°kyu. Alla stessa maniera, il fatto che l’esecuzione di una tecnica venga considerata buona o sufficiente durante un esame di grado, non indica che la tecnica è “perfetta” in senso assoluto, ma solo che l’esecuzione è adeguata allo standard richiesto all’esaminato.

Per quanto sopra, nel corso della sessione di esame, la commissione valuterà le qualità specifiche dei diversi aspetti di seguito citati.

Reigi – Etichetta: Viene valutata la conoscenza delle regole di comportamento da adottare nel Dojo e durante la pratica; viene altresì valutata la modalità con cui il candidato si rapporta con gli insegnanti ed i compagni di pratica. Come detto, la valutazione è riferita a tutto il periodo del tempo di pratica che precede la data di esame e non è limitata al solo giorno dell’esame.

Frequenza – costanza alle lezioni: Per essere ammessi a sostenere un esame è necessario un numero minimo di giorni di pratica, variabili in funzione del grado. Il numero minimo di giorni di pratica è condizione necessaria ma non sufficiente per sostenere un esame, il che significa che un candidato che ritiene di essere tecnicamente pronto a sostenere l’esame verrà ammesso allo stesso solo quando avrà maturato il numero minimo di giorni di pratica previsti In altre parole, non esistono candidati “privatisti” nel nostro Dojo); alla stessa maniera, l’aver maturato il numero minimo di giorni di pratica previsti non implica automaticamente che il candidato venga ammesso a sostenere l’esame, se il Dojo-cho – a suo insindacabile giudizio – decide altrimenti.

Conoscenza formale delle tecniche: Tra il “sapere” ed il “sapere fare” a volte c’è un mare di distanza; prima ancora di “sapere fare” bene una tecnica è importante “sapere” come andrebbe fatta, quali sono i movimenti da eseguire e quali quelli da non effettuare.

Esecuzione pratica delle tecniche: Si tratta dell’aspetto che viene primariamente valutato nel corso della sessione di esame, anche se – anche in questo caso – la valutazione tiene conto anche di tutto il periodo del tempo di pratica che precede l’esame stesso. E’ per certi versi la “discussione della tesi” durante la quale – è bene sottolinearlo – non sono consentite insufficienze.

Comprensione dei principi tecnici: Insieme alla conoscenza formale delle tecniche completa e arricchisce la valutazione della esecuzione pratica; al candidato è richiesto – a mero titolo esemplificativo – di saper distinguere una tecnica “omote” da una “ura”, comprendere il principio alla base di una leva o di una proiezione, dimostrare di conoscere il principio per cui una tecnica funziona.

Esecuzione delle Buki-waza: Insieme alle tecniche di tai-jutsu a mani nude, al candidato verrà chiesta la esecuzione delle tecniche di Aiki-ken e Aiki-jo previste per il suo grado, per la valutazione delle quali si procederà sulla base dei criteri già esposti.

Esecuzione tecnica da uke: Sbaglia chi crede che l’esecuzione di una tecnica dipenda solo da Tori, in realtà la responsabilità è di entrambi i praticanti, e per certi aspetti, il ruolo di Uke è tanto importante da poter essere considerato colui che “guida” Tori, senza “regalargli” la tecnica ma senza neppure creare inutili ed egoistici ostacoli. Per questo motivo, nell’ambito della valutazione di un praticante, è tanto importante esaminare la sua capacità di eseguire le tecniche nel ruolo di Tori quanto valutrare la sua capacità di “riceverle” come Uke.

Cultura storica e teorica: Conoscere la storia e l’origine dell’Arte che si pratica è importante, perché sapere da dove si viene aiuta a comprendere dove si può andare. Senza questa conoscenza si potrà senz’altro essere degli ottimi atleti, ma certamente non saremo dei praticanti completi. Per valutare questo aspetto, ogni candidato affronta un esame teorico che prevede la compilazione di un questionario con una serie di domande a risposta multipla.

Da quanto sopra dovrebbe essere evidente che – come afferma una nota commedia italiana – “gli esami non finiscono mai” e che per affrontare al meglio il momento dell’esame stesso è importante che il praticante abbia sempre una condotta corretta e rispettosa delle regole del Dojo. A questo proposito è bene sottolineare che – ovviamente – un insegnante o il Dojo-cho non ha bisogno di un esame formale per stimare un allievo che vede ad ogni lezione, piuttosto l’esame stesso è rivolto all’allievo, sia come momento simbolico che contrassegna il suo percorso di pratica, sia come prova da affrontare in una situazione potenzialmente fonte di stress come quella di un esame ufficiale, in cui emozione e sentimenti mettono alla prova le nostre capacità tecniche.

L’esame degli allievi è inoltre anche un momento importante della vita del Dojo, in cui ciascuno dei suoi membri, senpai, insegnanti e Dojo-cho per primi, hanno modo di valutare anche il loro operato e la loro capacità di stimolare e favorire la crescita dei praticanti meno esperti, fornendo loro i giusti stimoli e le opportune istruzioni; anche per questo motivo riteniamo che la lettura di queste note, pensate soprattutto per gli allievi principianti, possa essere utile ed opportuna anche per i più esperti.