Tutti i libri vanno letti, alcuni di questi meritano di essere studiati e questo volume – scritto da Roberto Granati ed illustrato da Francesco Dessì – è uno di questi. Riuscire a raccontare l’eredità marziale di Mochizuki Minoru sensei nel Daito-Ryu Aiki-Jujutsu Seifulkai in poco più di duecento pagine corredate da oltre cento illustrazioni è non solo un opera utile agli studenti di questa branca dell’Arte del Clan Takeda, ma costituisce una vera e propria pietra miliare nella documentazione tecnica e storica che si occupa di arti marziali non solo in Italia ma anche nel mondo, poiché il libro è disponibile anche in inglese, francese e spagnolo. (Per ordinare il libro, CLICCA QUI)

Come ben sanno i praticanti delle discipline Aiki, se è importante l’aspetto omote delle tecniche, altrettanto fondamentale è la parte ura, a volte meno visibile ma sempre presente. Questo assunto è da tenere ben presente anche nel leggere questo volume, perché se moltissimo è presente in queste pagine, altrettanto c’è – seppure non esplicitamente detto.

Una nota affermazione di Antoine De Saint Exupery evidenzia che la perfezione è raggiunta non quando non c’è più niente da aggiungere, ma quando non c’è più niente da togliere, e da questo punto di vista non possiamo che ammirare la capacità di Roberto Granati nell’essere riuscito a realizzare un opera così completa in così poche pagine. Ben conoscendo la sua vasta esperienza marziale e la sua profonda competenza di storico, avrebbe ben potuto realizzare una opera monumentale, quasi certamente soddisfacendo gli appetiti di molti “vampiri” pronti ad abbeverarsi senza sforzo e sudore alla conoscenza altrui, ma probabilmente rendendo più complessa la lettura, più adatta allo studioso accademico che al praticante medio desideroso di approfondire le radici di questa arte millenaria.

Un opera meritoria non solo per gli studenti della Seifukai dicevamo, ma che dovrebbero leggere tutti coloro che – a qualunque titolo – sono coinvolti nella pratica di discipline Aiki, non fosse altro che per ripristinare alcune verità e sfatare alcune leggende da tatami. Sono troppi coloro che vedono del Daito Ryu una sorta di Aikido rozzo e brutale, ed il fatto che molti insegnanti incapaci di eccellere nell’Arte ideata da Ueshiba Morihei abbiano pensato di aggiungere alla loro pratica atemi a gogò, una spruzzata di brutalità gratuita e maltrattamenti assortiti al malcapitato uke di turno ha contribuito purtroppo a gettare una luce assai oascura sull’Arte che Takeda Sokaku ha insegnato al di fuori del suo Clan. Chi scrive ha visto molto più Aiki nelle tecniche di seri praticanti di Daito Ryu che negli abborracciati tentativi di scimmiottare un awase fluido e potente perpetrati da sedicenti emuli di O’Sensei Ueshiba, che non di rado fondavano la loro capacità di persuasione sull’avere gli occhi a mandola e nulla più.

Non ce ne voglia il lettore per questo inciso polemico, piccolo sassolino che vogliamo toglierci dagli zoori; troppe volte abbiamo visto appiccicare l’etichetta di Daito Ryu a tristi minestroni cucinati da cuochi senza né arte né parte ed il libro scritto da Roberto Granati ed illustrato da Francesco Dessì è un prezioso baluardo che speriamo aprirà molti occhi e scoprirà più di qualche altarino, una missione di cui l’Autore è ben consapevole e che la sua correttezza di insegnante lascia solo trapelare, mettendo a freno la sua irruenta natura toscana.

Tornando al libro in esame, il lettore troverà in questo volume una ampia parte storica in cui viene analizzato il combattimento a mani nude dei samurai, lo sviluppo delle scuole di jujutsu tradizionale e l’influenza del Bushido e dell’aspetto filosofico sulle arti marziali. A questo si aggiunge una approfondita analisi della origine del Daito Ryu e di quelli che sono stati i suoi “ambasciatori”: Takeda Sokaku, Ueshiba Morihei e Mochizuki Minoru, per poi giungere ad una panoramica sulle peculiarità del Daito Ryu praticato all’interno della Seifukai, confrontando poi l’approccio alla pratica rispetto allo Aikido ed allo Yoseikan, senza trascurare il fondamentale studio del reishiki.

Si passa poi all’aspetto meramente tecnico, con una approfondita analisi dei kihon e dei kata principali – sia a mani nude che armati – per passare poi alle prime quattro fondamentali tecniche in applicazione e terminare con un ulteriore descrizione dedicata a due tecniche come lo shihonage e robuse, previste per il grado di shodan.

Conclude il libro un utile glossario ed una ricchissima bibliografia. Impreziosiscono il libro le prefazioni di Luigi Carniel Sensei, Presidente e Direttore Tecnico internazionale della Koryu Budo Seifukai Renmei e di Giancarlo Bagnulo Sensei, Responsabile nazionale ACSI e fornisce le opportune “coordinate di navigazione” la lunga introduzione di Roberto Granati, che trova poi nella pagina della conclusione il modo di tirare le fila di un opera che ha lo scopo di chiara di spronare ad una pratica continua ed attenta e non di sostituirsi a questa.

Grazie quindi a Roberto Granati ed a Francesco Dessì , ma anche grazie a chi – dietro le quinte e sul tatami – ha permesso che questo loro lavoro così complesso venisse portato a termine in maniera così egregia.

“Tutti i budōka sognano di potersi avvicinare alle radici della loro arte, ma sono poche le opere letterarie che permettono realmente di immergersi nelle origini, aprendo ai nostri occhi un mondo che può apparire ai più quasi mitico.
Ma questo mondo è stato reale e tale è ancora oggi, grazie alla tradizione che non ha smesso di essere trasmessa da Maestro a discepolo.
Il Maestro Roberto Granati, in questo libro, dà vita a figure epiche, personaggi che hanno fatto la storia dell’arte della guerra in Giappone.
Budōka esperto, storico e moderno “aedo”, ci fa scoprire un passato vivificante conducendoci sulle orme di personaggi leggendari, che hanno fatto il bugei, portandoci fuori dal grigiore della nostra moderna vita, oramai meccanizzata e virtuale …”
(Dalla presentazione del libro)