Una domanda semplice ma tutt’altro che banale, potremmo dire parafrasando il Maestro Severino Maistrello, III° generazione stile Fu, Direttore tecnico della Wudang Fu Style Academy e successore del Gran Maestro To Yu. Pure una risposta va doverosamente data, ed è quello che cercheremo di fare in questo video.
Il primo momento di perplessità sorge quando scopriamo che con il termine “Forme” definiamo sia una singola tecnica/movimento che una sequenza codificata di alcune di queste forme elementari, che diversamente combinate potrebbero teoricamente dare vita ad un numero virtualmente infinito di forme complesse.
Forma e Forme
Sia pure con alcune differenze tra le diverse Scuole o Stili, possiamo affermare senza temere di distare troppo dal vero che possiamo individuare circa una quarantina di forme di base, che possono essere esercitate sia in forma statica che dinamica, come esemplarmente rappresentato – ad esempio – nella piattaforma didattica realizzata dal già citato Maestro Severino Maistrello.
Queste forme poi, vengono unite in una sequenza codificata, che può prevedere da poco meno di una decina di passaggi sino a centinaia di movimenti, da eseguire sia considerando l’aspetto Wen di benessere che quello Wu marziale.
Tanto nelle forme singole, ma soprattutto in quelle più complesse è racchiuso il patrimonio tecnico di ciascuna Scuola o Stile, ed infatti – pur condividendo di fatto gli stessi elementi di base – ciascuna Suola o stile ha dato vita a forme complesse affatto differenti tra loro.
Nomi e Numeri
Le forme sono spesso identificate con un numero, che in alcuni casi – come la Forma 8 del Vecchio Stile Fu o la Forma 24 codificata come una sorta di “curriculum comune” tra i vari Stili – indica semplicemente il numero delle forme elementari da cui è composta.
In altri casi – come nel caso di forme più lunghe e complesse come la Forma 108 dello stile Yang o la Forma 88 del Vecchio Stile Fu – il numero ha significati simbolici più profondi, che richiamano la cosmologia e la filosofia dei 64 esagrammi del I- Ching alla base del Pakua Chang; in altri casi ancora il nome della forma indica il principio applicativo in maniera esplicita – come del caso dei “Palmi Fulminanti” – o più allusiva – come ad esempio nella forma del “Dragone Volante tra i Nove Palazzi”.
Mezzo e Fine
Tra i fraintendimenti più frequenti c’è senz’altro quello che fa ritenere a molti praticanti che ad una maggiore esperienza corrisponde una maggiore quantità di Forme conosciute. Ciò è vero solo in parte, poiché se è vero che durante la nostra esperienza di pratica ci approcciamo allo studio di Forme via via più lunghe e complesse, è altrettanto vero che quantità e qualità raramente vanno d’accordo e che è quindi meglio conoscere bene una singola forma piuttosto che eseguirne maldestramente molte.
Altro mito da sfatare è che imparare una o più Forme sia lo scopo della pratica; in realtà la Forma è un mezzo attraverso cui abbiamo la possibilità di capire e apprendere i principi dell’Arte, ed ecco perché è meglio praticare con costanza, attenzione e “presenza” anche solo una forma di base piuttosto che eseguire in maniera distratta e svagata forme più complesse, esecuzione che varrebbe solo a scacciare le mosche o muovere l’aria.
Le Forme insomma sono uno scrigno che custodisce tesori preziosi, sta a noi cercarne la chiave e proteggerne il contenuto.