Ancora una volta The Ran Network e Simone Chierchini donano alla comunità dell’Aikido italiano una perla che rappresenta un contributo fondamentale alla comprensione dell’Arte ideata da Ueshiba Morihei.

In “Aikido Shugyo – Armonia nello scontro” di Gozo Shioda ritroviamo la testimonianza di quello che è considerato a buona ragione uno dei pionieri dell’Aikido, con i ricordi del periodo trascorso come uchideshi di O’ Sensei ed alcuni aneddoti legati agli episodi di una gioventù burrascosa ed irruente come possono (o devono…) essere tutte le gioventù, raccontate da un vero e proprio pioniere dell’Arte, tra l’altro uno dei pochi a “mettersi in gioco” anche in un ambiente tanto diverso dal tatami come può essere quello di uno studio televisivo.

Se è vero che un libro non si giudica dalla copertina, è altrettanto vero che già da titolo e sottotitolo possiamo trarre qualche interessante indizio e così, se “Aikido” non dovrebbe lasciare molti dubbi, il termine “ Shugyo” potrebbe non essere conosciuto da tutti. A chiarirne il significato è in primis l’autore, che in diversi passaggi del libro si sofferma proprio ad approfondire un concetto cardine nell’addestramento delle Arti marziali (e non solo…) , identificandolo come “un allenamento ascetico, un allenamento costante per unire corpo, mente e cuore. Un allenamento fisico con ripetizione infinita di tecniche sei ore al giorno per cinque o sei giorni alla settimana.” a cui si aggiunge “l’addestramento della mente: la pratica diligente della consapevolezza, della sensibilità e dell’intuizione. Ciò include imparare come aprire la porta per il proprio insegnante, quando accendere la luce o servire il tè esattamente al momento giusto, con un tempismo perfetto, come indovinare e agire prima che il Sensei debba chiederci di fare qualcosa.” e ritroviamo qui il concetto espresso anche in altri ammaestramenti della pratica marziale, come nel caso del famoso aneddoto che racconta della spada di Banzo.

Ma – spiega ancora Gozo Shioda Sensei: “Shugyo comprende anche un allenamento del cuore – come aiutare il nostro maestro a fare il bagno o a vestirsi. Shugyo richiede che serviamo il nostro insegnante in totale obbedienza, in modo da sopprimere il nostro ego, imparando così la vera umiltà e purezza”. Si tratta di concetti che ricorrono spesso nel libro, sia quando vengono raccontati aneddoti relativi al periodo trascorso dall’autore come uchideshi di O’ Sensei Ueshiba, sia quando – tanto lui che i curatori del libro – ricordano il loro addestramento.

Avere la possibilità di attingere a quella che è quasi una autobiografia marziale permette di scoprire e approfondire diversi punti interessanti, sia relativi all’aspetto tecnico che filosofico-culturale. Volutamente la parte spirituale è lasciata in secondo piano da Gozo Shihoda Sensei, anche se non mancano diverse riflessioni anche su questa importante componente dell’Aikido e del percorso di formazione di O’ Sensei Ueshiba.

I diversi capitoli sono suddivisi in quattro parti, ciascuna delle quali organizzata in base ad un argomento principale: principi fondamentali, Kokyu Ryoku, Shugyo e l’Aikido e la vita sono una cosa sola; ed in ognuna di queste quattro parti si alternano – come detto – ricordi di vita vissuta (come l’incontro con Mike Tyson o l’impiego di shihonage contro un pugile) e analisi tecniche (l’importanza del tempismo nell’uso degli atemi e il modo di respingere un pugno completamente esteso), con approfondimenti sui principi enunciati da O’ Sensei (abbandonare l’Ego per capire l’avversario e diventare un tutt’uno con il Cielo e la Terra).

Da quanto sopra detto, appare evidente questo libro non è destinato solamente ai praticanti dello Aikido Yoshinkan, ma a tutti coloro che – a diverso titolo – gravitino intorno all’Arte sistematizzata da Ueshiba Morihei, per poterne approfondire numerosi aspetti, non sempre ben compresi, come nel caso – citandone solo uno tra molti – la efficacia dell’Aikido nel caso di uno scontro reale.

Si aggiunge quindi un ulteriore elemento al già ampio panorama di pubblicazioni curate da The Ran Network, che contribuisce a fornire uno sguardo acuto e imparziale su un mondo dove troppo spesso “ipse dixit” e partigianerie fanno un pessimo servizio all’Arte che vorrebbero proteggere.