Al pari di altri importanti testi orientali, come “Bushido” di Inazo Nitobe, “Bing Fa” di Sun Tzu o “Hagakure” di Yamamoto Tsunetomo, anche il “Go Rin no Sho” di Miyamoto Musashi è stato oggetto di numerose traduzioni e ancor più numerose interpretazioni.
Se è vero che nelle opere pittoriche orientali viene lasciato a volte uno spazio bianco che idealmente lo spettatore può completare, è altrettanto vero che non di rado in questi casi si fa di necessità virtù per via del fatto che raramente il traduttore è sufficientemente competente nella materia trattata dall’Autore, con la conseguenza che l’analogia freudiana del traduttore/traditore si rivela qui più vera che altrove.
D’altronde, se è già difficile approcciarsi a testi scritti in un linguaggio arcaico (quando non volutamente criptico), immaginiamo cosa significhi affrontare un argomento in cui abbondino termini che possono avere significati affatto diversi a seconda dell’ambito in cui sono impiegati.
Per questo motivo questo libro, curato da Kim Taylor Sensei e tradotto in italiano da Claudio A. Regoli Sensei aggiunge una altra preziosa freccia nella già ricca faretra di The Ran Network, offrendo uno sguardo di fatto inedito e anche per questo maggiormente interessante su un opera spesso citata ma non altrettanto frequentemente compresa nella sua intima essenza.
Aldilà del fatto che gli scritti di Sun Tzu o di Miyamoto Musashi possano contenere principi validi per affrontare anche conflitti diversi da una battaglia campale tra due eserciti contrapposti e sia quindi lecito trarne ispirazione per pitteggiare massime utili alla crescita personale, al marketing commerciale o alla attività finanziaria, si dovrebbe sempre considerare che questi testi nascevano con un obbiettivo eminentemente pratico ed erano destinati ad uno specifico lettore.
Questo aspetto è tenuto ben presente dal curatore e dal traduttore del testo di Musashi, che vi viene restituito nella sua essenzialità, con la reiterata dichiarazione di obbiettivi da raggiungere (l’uccisione dell’avversario o la sconfitta dell’esercito nemico) e del modo per raggiungere la necessaria abilità per riuscirci (allenatevi duramente e riflettete costantemente). Niente formule magiche, niente scorciatoie, niente suggestioni psicoemotive, niente evocazioni ante new age; solo la schietta indicazione di principi pratici, elencati con una disarmante chiarezza.
Nonostante quindi la redazione pensata per gli “addetti ai lavori”, che in origine erano gli allievi diretti di Musashi, questo testo edito da The Ran Network riveste un notevole interesse per tutti i praticanti di Arti marziali e per chiunque si trovi a dover affrontare e gestire un conflitto, non necessariamente bellico. Non appaia questa affermazione in contrasto con quanto detto prima, poiché è avendo chiara la fonte di provenienza che potremo più efficacemente comprendere lo spirito dell’Autore e le motivazioni delle sue affermazioni che peraltro, grazie anche all’attento commento di Kim Taylor Sensei, risultano ancora illuminanti nel loro interpretare i conflitti che ancora oggi insanguinano tante parti del nostro pianeta.
In altre e semplici parole, sebbene le indicazioni del “Go Rin no Sho” siano state scritte con un ordine preciso da Musashi, questo libro si presta anche ad essere aperto a caso, al pari di un oracolo, fornendo illuminanti indicazioni per analizzare e vincere i piccoli e grandi scontri (non necessariamente fisici!) che ci troviamo ad affrontare ogni giorno.
Anche se non ci dovremo confrontare con un samurai armato con una lama affilata, i principi e i suggerimenti forniti da Musashi, da “Tenere il Cuscino” a “Liberare Quattro Mani” passando per “Frantumare” o “Tenere un Ombra” ci saranno sempre utili, non fosse altro per ricordarci che a volte la scelta migliore è quella di “Lasciare lo Tsuka“.
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