Il libro di cui parliamo in questo articolo non è un testo tecnico; non parla di discipline marziali, sport di combattimento o quant’altro. Però, in qualche modo, ha a che fare anche con questo. Ha a che fare, se vogliamo, con delle battaglie più sottili, che vengono combattute ogni giorno da secoli.

Il testo è “Donne che non volevano stare in cucina – Eroine conosciute e misconosciute di tutto il mondo“, redatto da Tiziana Colasanti.

Il titolo dice molto, perché da un po’ di anni vediamo in libreria numerosi testi che, in qualche modo, osservano un universo femminile diverso da quello che ci riportano gli stereotipi di genere. Quindi assistiamo a fiabe e racconti di “bambine ribelli”  e a tanti altri volumi che parlano del riscatto delle donne, di come – in qualche modo – debbano affrontare tutta una serie di ostacoli, di come spesso riescano a raggiungere i loro traguardi e i loro obiettivi a costo di un impegno molto maggiore rispetto a quello che viene richiesto agli uomini, e a fronte anche di un riconoscimento economico (e non solo) molto inferiore rispetto a quello che viene proposto agli uomini.

È una strada molto lunga, purtroppo. A quanto pare, soprattutto dopo l’epidemia di Covid, il problema è anche peggiorato, perché, nel momento in cui abbiamo dovuto affrontare lunghi mesi di distanziamento sociale, in cui i bambini e i ragazzi non sono andati a scuola, quasi per forza di cose il compito di “angelo del focolare” è tornato alle donne, che hanno dovuto scegliere ancora una volta tra famiglia e lavoro.

Tiziana Colasanti, grazie alla lungimiranza di Simone Chierchini e alla collaborazione dello staff di The Ran Network, dà vita a questo testo che, appunto, già dal titolo chiarisce di che cosa si sta parlando: Donne che non volevano stare in cucina.

Donne che, in qualche modo, hanno rotto gli schemi e che sono assurte agli onori della storia e della cronaca, oppure sono state completamente dimenticate nonostante le loro gesta, Ma hanno segnato comunque un momento decisivo nella loro storia personale e non solo.

Parliamo di donne di tutti i secoli: si parte dal lontano Medioevo fino ad arrivare ai giorni nostri. Parliamo di donne tanto orientali quanto occidentali. Quindi abbiamo piratesse inglesi, soldatesse russe, donne samurai giapponesi, principesse mongole che hanno ispirato Turandot, e insomma… chi più ne ha più ne metta!

Particolarmente interessante è anche il fatto che, da una parte, molte di queste donne hanno combattuto a fianco ai loro compagni di vita. A volte anche meglio delle loro controparti maschili. A volte sono assurte agli onori della storia per dei fatti probabilmente mai avvenuti o comunque un po’ romanzati, come nel caso di Caterina Sforza che, nel resistere a un assedio in una rocca, agli assedianti che le mostravano di avere in ostaggio i suoi figli, secondo Niccolò Machiavelli, si sarebbe alzata le vesti, avrebbe mostrato i suoi organi genitali e avrebbe sfidato gli assedianti a uccidere i figli, dicendo: “Ho qui tutto quel che mi serve per farne degli altri.”

In questo libro si parla di episodi a metà tra storia e leggenda, e questo è un po’ il campo di Tiziana Colasanti, che affronta il compito di raccontare la vita di queste donne in maniera molto intelligente, perché unisce la fantasia del romanzo al rigore della ricerca storica.

Alla fine di ogni capitolo dedicato a una di queste eroine è presente una ricca bibliografia che dà ragione di quelle che sono state le fonti citate per raccogliere i dati riportati nel capitolo. Ma spesso il racconto di queste vite è riportato in maniera intrigantemente romanzata, che in qualche modo ci restituisce queste donne anche nei loro dubbi, nei loro tormenti, nei loro dissidi, nelle loro gioie, nelle loro felicità.

Altrettanto interessante è notare che alcune di queste donne si sono vestite da uomini, hanno condotto un’esistenza maschile per potersi affermare sui campi di battaglia e non solo. Alcune di queste donne, in maniera molto libera e pubblica, amavano altre donne. Quindi, con buona pace di chi oggi si straccia le vesti contro la “decadenza dei costumi”, ricordiamo che già secoli fa questo avveniva. E questo non faceva di queste donne che amavano altre donne guerriere meno abili, combattenti meno capaci. E bisogna dire anche comandanti non certo più dolci o più docili, perché spesso i prigionieri venivano anche da queste donne passati a fil di spada.

Quindi un testo che unisce al rigore della storia la fantasia del romanzo, in un mix molto riuscito, molto interessante, scorrevole da leggere, ma ricco di informazioni, di date, di suggerimenti anche per ulteriori approfondimenti.

Ed è interessante anche riportare quella che è la dedica che fa Tiziana Colasanti in chiusura della sua presentazione di questo libro; una dedica alla figlia Arianna, che è dovuta andare all’estero per poter inseguire i suoi sogni, perché ha deciso di fare l’attrice e che: “Come molti giovani della sua generazione, combatte ogni giorno per aprirsi la strada in un mondo difficile, similmente alle eroine dei miei medaglioni.”

Allora, sarebbe bello sperare che il futuro riservi alle nostre donne, alle nostre figlie, alle nostre nipoti una strada non certo più facile, ma sicuramente pari a quella dei loro compagni uomini. Sta a noi fare in modo che questo succeda.

E uno dei modi per poterci riuscire è sicuramente dare voce a queste eroine del passato. Alcune, appunto, conosciute e assurte agli onori della cronaca; alcune, come Peppa “la cannoniera”, che hanno visto ricevere anche l’intitolazione di una via; alcune delle quali hanno avuto statue che raccontano la loro storia; altre, invece, completamente dimenticate.

Facciamo sì che non ci sia più bisogno di essere persone straordinarie per poter lasciare un segno nella storia. Auguriamoci che, in un domani, le prossime eroine che una futura Tiziana Colasanti vorrà raccontare abbiano lasciato una traccia molto più profonda nella storia, e che a loro sia riconosciuto lo spazio e il merito che è giusto riconoscere.

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Tiziana Colasanti: Donne che non Volevano Stare in Cucina