Insegnare ai bambini è un compito impegnativo, non solo e non tanto per la necessità pratica di farli divertire tutelando la loro incolumità ma per il significato etimologico dell’azione che viene svolta.
“Insegnare” significa lasciare un segno, e che questo segno sia una dolorosa cicatrice o un piacevole ricordo è una responsabilità di cui non sempre, purtroppo alcuni docenti sono consapevoli.
Altra sfida da affrontare è quella della comunicazione; chi è nel periodo dell’infanzia comprende certamente le parole che gli vengono rivolte, ma non ha ancora una capacità compiuta di esprimere verbalmente i propri bisogni, le proprie paure, le proprie gioie, che invece sono particolarmente evidenti in tutta la parte del comunicazione paraverbale e non verbale che i bambini adottano.
Mezzo principale di espressione sono i disegni, vere e proprie “mappe del tesoro” che possono svelare tanto segreti angoscianti quanto gioie inespresse, e quando un bambino/a ti fa dono di un suo disegno, che ha voluto spontaneamente realizzare per te, ti sta aprendo la porta su un mondo affascinante e misterioso, che va esplorato con attenzione e curiosità.
In queste settimane, per una serie di coincidenze che oramai io non considero più casuali, alcuni dei bambini che partecipano alle nostra attività mi hanno regalato dei loro disegni, realizzati a casa o a scuola. In uno sono ritratto insieme al suo amichetto di pratica, in un altro ci sono solo io circondato da cuoricini (e dotato di molti più capelli di quanti ne abbia in realtà), in altri è ritratto il nostro Dojo, come una semplice casetta illuminata dal sole o con una panoramica quasi fotografica. In tutti traspare la loro felicità di trascorrere del tempo in un luogo che hanno imparato ad amare ed a sentire “loro”, in cui ci sono regole e possibilità, compiti da svolgere e risultati da ottenere, sfide individuali e giochi in comune.
I loro disegni li custodisco con cura e attenzione insieme alle foto di stage e seminari; la loro gioia, la loro felicità, il loro entusiasmo è però il premio più grande, che spero sempre di meritare.