Il Daito-ryu Aikibudo affonda le sue radici nella storia del Giappone; è infatti considerato come una delle più antiche e nobili scuole di arti marziali e la sua fondazione si fa risalire al 1087 da parte di Shinra Saburō Minamoto no Yoshimitsu, samurai del clan Minamoto, terzo figlio di Yoriyoshi Minamoto, discendente della quinta generazione dell’imperatore del Giappone.

Le vicissitudini belliche dell’epoca diedero origine al clan Takeda e tra le arti militari in cui gli appartenenti a questo Clan si specializzarono vi erano l’arco, l’equitazione, la lancia, l’alabarda, la spada, la strategia militare (impianti idrici, scavi e fortificazioni) e ovviamente anche il Tai jutsu (combattimento corpo a corpo derivato dall’antichissima lotta indigena, affiancato ad uno studio scientifico della anatomia e delle articolazioni del corpo umano, praticato sui cadaveri dei soldati morti in battaglia.

Nei lunghi secoli che videro il Giappone sconvolto da guerre ed invasioni, il clan Takeda ebbe sempre un ruolo di rilievo, e tra i suoi esponenti possiamo ricordare il Generale Takeda Shingen, vissuto a metà del 1500, la cui storia è stata in parte narrata da Akira Kurosawa nel film “Kagemusha, L’ombra del Guerriero”.

Nel lungo periodo di pace che seguì i secoli di guerra, il Clan Takeda si richiuse in un riserbo strettissimo, durante il quale le arti militari vennero gelosamente custodite ed insegnate ai soli membri del Clan. Una prima svolta ci fu agli inizi del ‘900, quando l’allora caposcuola Takeda Sokaku aprì l’insegnamento all’esterno, sino ai primo anni ‘90, quando anche alcuni occidentali ebbero l’occasione di apprendere queste tecniche millenarie.

Le tecniche del Daito Ryu Aikibudo conservano ancora oggi la pragmaticità e l’essenzialità derivate dalla loro selezione attuata in centinaia di battaglie; solo ciò che funzionava veniva tramandato poiché ciò che non era abbastanza efficace comportava la morte. Ciò non significa che il praticante di Daito Ryu Aikibudo sia uno spietato e sanguinario guerrafondaio, ed anzi grande enfasi è data ai principi di lealtà e semplicità che hanno reso leggendari i samurai giapponesi.

Molte Arti Marziali derivano in misura più o meno stretta dal Daito-ryu Aikibudo, e tra queste possiamo sicuramente citare l’Aikido di Ueshiba Morihei ed il Judo di Jigoro Kano, oltre che l’Hapkido coreano, l’Hakko-ryu, ed in parte lo Yoseikan Budo.

La pratica comincia con l’esecuzione dei movimenti necessari ad apprendere le principali tecniche di percussione, parata e spostamento, si passa poi ad esercizi in coppia per sviluppare la capacità di squilibrare e proiettare il partner ed infine allo studio del programma compreso nel curriculum, che comprende tecniche praticate in ginocchio, frutto delle necessità di difendersi all’interno dei castelli in cui la posizione conviviale e di riposo era quella accosciata e tecniche con attacchi frontali ed alle spalle portati da uno o più avversari, elaborate da quanto sperimentato nelle lotte campali corpo a corpo.

Completano il programma di studio tecniche di difesa contro le principali armi tradizionali del samurai giapponese quali spada, pugnale, lancia e bastone.