Se c’è un animale che da sempre è stato associato con lo spirito e le leggende dell’Estremo Oriente, questo è senz’altro il drago, tanto che è a lui che abbiamo è dedicata una delle sale di pratica della nostra sede.

Una creatura fantastica che da millenni è protagonista dei miti e delle storie di Cina, Giappone e dei tanti paesi che fanno parte di quell’immenso territorio dall’altra parte del nostro mondo, con una storia così ricca e complessa merita di essere conosciuta, sia pure in maniera superficiale, per via dello spazio a nostra disposizione.

Il Drago, una creatura della storia millenaria

In Occidente il Drago ha valenze quasi sempre negative ed ha interpretato – nelle storie e nelle leggende – un animale terribile e spietato, a cui venivano spesso offerti sacrifici umani e che – specie nella iconografia cattolica – rappresentava vizi e peccati umani contro cui lottava (e vinceva) il Santo o il Principe che invece rappresentava il Bene. Da San Giorgio a San Michele, passando per San Giulio ed i vari nobili protagonisti di favole e fiabe, il Drago è sempre stato l’avversario per eccellenza, il più cattivo ed il più pericoloso, anche per via della sua natura che lo vedeva collegato agli Elementi universali (Aria, Acqua, Terra e Fuoco). Certo non sono mancati i Draghi buoni, dal piccolo Grisou che voleva fare il pompiere a Elliot, il drago invisibile e Falkor, il fortundrago che aiutava Atreyu a salvare il regno di Fantasia nel bellissimo film de “La storia infinita”, ma si tratta di eccezioni che vanno a confermare una regola che vedeva il Drago come un animale infido e crudele.

E’ sempre bene ricordare che storie e leggende esprimono sempre un legame con eventi o usanze del passato, ed anche la figura del Drago non fa eccezione. Si crede infatti che la sua figura possa essere stata immaginata sulla scorta dei reperti fossili di dinosauri e che la sua attitudine crudele simboleggi la natura ostile contro cui si dovevano confrontare gli uomini agli albori della civiltà. La vittoria dell’uomo giusto (santo o nobile che fosse, a seconda della leggenda, potrebbe essere quindi la metafora delle opere di bonifica delle paludi (considerate l’habitat naturale di queste creature), del disboscamento – spesso eseguito da monaci – di foreste che ospitavano banditi o animali feroci, o dello scavo di pozzi e canali per il controllo delle acque (elemento spesso accostato al drago). Ecco quindi che bonificare una palude e debellare conseguentemente il morbo della malaria poteva essere sublimato nella sconfitta del drago e nella vittoria contro il suo pestilenziale fiato ardente.

Ma se il drago occidentale vanta una storia millenaria, quello orientale non è da meno: troviamo tracce di questo animale sin nelle terracotte del Neolitico, nei bronzi antichi e nei manufatti di giada che risalgono a migliaia di anni fa; tra le varie testimonianze possiamo citare la statua risalente al quinto millennio a.C. dalla cultura Yangshao scoperta nell’Henan nel 1987 ed i simulacri di giada a forma a spirale dalla cultura Hongshan (4700-2900 a.C) e ancora lo troviamo raffigurato nei ricami sulle vesti in seta dei nobili, nelle decorazioni, nelle lacche e nelle ceramiche, nei fregi dei palazzi e nelle incisioni rupestri, sino ad arrivare alle festose rappresentazioni dei giorni nostri, dove il drago è protagonista di feste e danze tradizionali.

Il Drago nella mitologia cinese

A differenza di quanto avviene in Occidente, il Drago gode in Oriente di una fama migliore, anche se non sempre positiva.
In generale, i draghi cinesi sono comunemente raffigurati come serpenti con quattro zampe, anche se non mancano immagini che li ritraggono più simili a tartarughe o pesci. Tradizionalmente simboleggiano poteri potenti e propizi, in particolare il controllo dell’acqua, delle piogge, dei tifoni e delle inondazioni. Nella cultura asiatica il drago è anche un simbolo di potere, forza e buona fortuna per le persone che ne sono degne, tanto che in passato l’imperatore usava il drago come simbolo della sua forza e potere.
Nelle leggende della mitologia antica, i draghi fungono da veicoli o da traino per le grandi divinità, per esempio il Padre d’Oriente e la Regina Madre d’Occidente. Huangdi, l’Imperatore Giallo, sovrano leggendario, avrebbe, per primo, realizzato un tamburo con la pelle di un drago. Questi tamburi dominavano il fulmine, e Pangu, il nano cornuto, colui che metteva ordine nel caos, che è rappresentato sulle mura di Dunhuang mentre è intento a fare il giocoliere in un cerchio di tamburi e dunque simboleggia anche il tuono.

Con il passare dei secoli, il drago assume una forma sempre più fantastica, e l’imperatore si identifica della sua immagine: Liu Bang, il fondatore della dinastia Han, affermò infatti di essere stato concepito dopo che sua madre sognava un drago. Questo animale divenne quindi il simbolo dell’autorità assoluta dell’imperatore, tanto da essere raffigurato sui lingotti d’argento che servivano da moneta e sul trono imperiale, chiamato precisamente “Trono del Drago”. Dall’XI secolo, come si può osservare su alcuni affreschi di Dunhuang, il simbolo del Drago viene inserito nei grandi dischi e quadri posti sul petto delle vesti, ricamato sugli abiti e sulle cappe di importantissimi personaggi, e sui flabelli e parasoli portati dai loro fedeli servitori. Il drago a tre artigli era già visibile sulle vesti Tang (618-907) e diventa un elemento costante durante la dinastia Yuan (1279-1367). Alcune leggi suntuarie, severe, promulgate nel XIV secolo, autorizzavano i nobili e gli alti funzionari a portare una veste decorata di draghi ricamati, riservando ai sovrani e a certi principi i draghi con cinque artigli. A partire dai Ming (1368-1644) e durante la dinastia Qing (1644-1911) soprattutto, queste vesti semi ufficiali, di gala, dette esattamente “vesti-drago”, divennero sempre più frequenti.

Un animale, molte varianti

Dalle sue origini come rappresentazione stilizzata di creature naturali, il drago cinese si è evoluto per diventare un animale mitico. Wang Fu, studioso della dinastia Han, registrò i miti cinesi secondo cui i draghi lunghi avevano nove caratteristiche anatomiche simili a quelle di altri animali: “Le persone dipingono la forma del drago con una testa di cavallo e una coda di serpente. Inoltre, ci sono espressioni come “tre articolazioni” e “nove somiglianze” (del drago), vale a dire: dalla testa alle spalle, dalla spalla al seno, dal petto alla coda. Queste sono le articolazioni; quanto alle nove somiglianze, sono le seguenti: le sue corna assomigliano a quelle di un cervo, la sua testa quella di un cammello, i suoi occhi quelli di un demone, il suo collo quello di un serpente, il suo ventre quello di una vongola, le sue squame quelle di una carpa, i suoi artigli quelli di un’aquila, le suole quelle di una tigre, le orecchie quelle di una mucca. Sulla sua testa ha una specie di grande sporgenza (un grosso nodulo), chiamato “chimu”. Se un drago non ha “chimu”, non può ascendere al cielo.”

Altre fonti forniscono diverse varianti delle nove somiglianze con altri animali; Il sinologo Henri Doré elenca queste caratteristiche di un drago autentico: “Le corna di un cervo. La testa di un coccodrillo. Gli occhi di un demone. Il collo di un serpente. Viscere di una tartaruga. Gli artigli di un falco. I palmi di una tigre. orecchie. E sente attraverso le sue corna, le sue orecchie sono private di ogni potere uditivo. ” Altri affermano che “ha gli occhi di un coniglio, la pancia di una rana, le squame di una carpa “.
In molti altri paesi, i racconti popolari parlano del drago che ha tutti gli attributi delle altre 11 creature dello zodiaco, tra cui i baffi del ratto, la faccia e le corna del bue, gli artigli e i denti della tigre, il ventre di il Coniglio, il corpo del Serpente, le zampe del Cavallo, il pizzetto della Capra, l’arguzia della Scimmia, la cresta del Gallo, le orecchie del Cane e il muso del Maiale.
I draghi cinesi sono a volte raffigurati con ali simili a pipistrelli che spuntano dagli arti anteriori, ma in molte immagini non appaiono le ali perché la loro capacità di volare (e controllare la pioggia ed i fenomeni legati all’elemento Acqua) è mistica e non vista come un risultato del loro fisico attributi.

Questa descrizione si accorda con le rappresentazioni artistiche del drago fino ai giorni nostri. Il drago ha anche acquisito una gamma quasi illimitata di poteri soprannaturali. Si dice che sia in grado di mascherarsi da baco da seta o diventare grande come il nostro intero universo. Può volare tra le nuvole o nascondersi nell’acqua (secondo il Guanzi). Può formare nuvole, può trasformarsi in acqua, può cambiare colore come capacità di fondersi con l’ambiente circostante, come una forma efficace di mimetizzazione o bagliore nel buio (secondo lo Shuowen Jiezi).

Il Drago nella cultura cinese

Come abbiamo già detto, il drago cinese ha connotazioni molto diverse dal drago occidentale: mentre nelle culture europee il drago è una creatura sputafuoco con connotazioni aggressive, il drago cinese è un simbolo spirituale e culturale che rappresenta prosperità e buona fortuna, nonché una divinità che favorisce l’armonia.

Questa differenza ha rischiato di creare imbarazzanti equivoci nel confronto tra le due culture, ed è per questo che – a quanto si dice – il governo cinese decise di non usare il drago come mascotte ufficiale delle Olimpiadi estive del 2008, scegliendo invece l’immagine l’ideogramma del carattere 京 (jing), che significa “capitale” in cinese, stilizzato nella forma di un uomo danzante.

Nella cultura cinese, le persone eccellenti e eccezionali vengono paragonate a un drago, mentre le persone incapaci senza risultati vengono confrontate con altre creature diseredate, come un verme. Numerosi proverbi e modi di dire cinesi presentano riferimenti a un drago, come “Sperare che il figlio diventi un drago” (wàng zǐ chéng lóng). Questa immagine è così radicata che a volte i cinesi parlano si sé stessi usando il termine “Discendenti del Drago” come segno di identità etnica, al pari, ad esempio, dei mongoli che ritengono il lupo il loro antenato leggendario.

Questa identificazione nasce dalla considerazione del Drago come simbolo della evoluzione degli antenati e dell’energia del Qi, condizione questa ben nota ai praticanti di discipline interne come il Tai Chi Chuan, il Ba Gua Zhang o il Lian Yi, in cui si fa spesso riferimento alla forza a spirale ed a tecniche ispirate proprio alla figura ed al movimento sinuoso, rapido e fluido del Drago.

A questo proposito, ricordiamo che molte immagini di draghi cinesi mostrano una perla fiammeggiante sotto il mento o negli artigli. La perla è associata all’energia spirituale, alla saggezza, alla prosperità, al potere, all’immortalità, al tuono o alla luna; la perla inoltre simboleggiava lo splendore e la perfezione delle parole dell’imperatore (identificato appunto nella figura del Drago), la precisione del suo pensiero e l’assennatezza degli ordini del sovrano. “Non si discute la perla del drago” soleva ripetere lo stesso Mao Zedong. L’arte cinese spesso raffigura una coppia di draghi che inseguono o combattono sulla perla fiammeggiante. Una immagine ben nota ai praticanti di Tai Chi Chuan del Vecchio Stile Fu, che conoscono la forma “Accarezzare il ginocchio” (Luou xi ao bu) anche con il nome di “Drago Verde emette la perla”.
Al collo dei draghi era spesso rappresentata una perla appesa, che ricordava il fulgore e la perfezione delle parole dell’imperatore, la precisione del suo pensiero e l’assennatezza degli ordini del sovrano. “Non si discute la perla del drago” soleva ripetere lo stesso Mao Zedong!

Inizialmente, il drago era considerato un animale benevolo, saggio e giusto, ma i buddisti introdussero il concetto di influenza malevola tra alcuni draghi. Proprio come l’acqua distrugge, si affermava, così alcuni draghi possono distruggere attraverso inondazioni, maremoti e tempeste, tanto che alcune delle peggiori inondazioni si pensava fossero il risultato della rabbia di un drago irritato o ferito da un uomo, atteggiamento che lo avvicinò all’immagine che si ha di questo animale in Occidente. All’inizio del secolo scorso molti contadini si opposero alla costruzione delle vie ferrate, con il pretesto che i chiodi e le traversine indisponevano i draghi che vivevano nelle viscere della terra. Per loro, i draghi incarnavano le vene dell’energia cosmica percettibile, manifestatasi sotto forma di catene e di rilievi montani. Questi lavori, questi chiodi e queste rotaie, diceva la gente di campagna, importunano i draghi ferendo loro la spina dorsale.
Di fatto, in Cina, ognuno, a seconda della posizione sociale e del grado di istruzione, aveva il proprio modo di percepire o di interpretare i draghi. Per l’uomo comune il drago era una creatura benevola e di buon augurio, che annunciava la pioggia e la fertilità, e inoltre era l’emblema dell’imperatore. La sua natura yang, maschile, lo contrapponeva allo yin, di natura femminile e quindi alla fenice, l’emblema dell’imperatrice. Si spiega così perché questi due animali emblematici molto spesso siano stati associati e riprodotti insieme.

Per gli adepti della setta buddista contemplativa Chan (o Zen in Giappone), il drago rappresentava però molto di più. Simboleggiava la visione fugace, istantanea, evanescente e illusoria della Verità, ed era quindi equiparato a una manifestazione cosmica. D’altra parte, per i taoisti il drago era il Tao stesso, incarnato, cioè la Via, la forza onnipresente che si rivela a noi in un baleno per svanire immediatamente. Perché su questo punto tutti i cinesi sono d’accordo: un drago si mostra soltanto in modo fugace, in una frazione di secondo e soltanto parzialmente; non lo si coglie mai nella sua interezza. Animale fantastico, il drago (di natura yang) abitualmente vive nascosto negli abissi mari, nelle viscere della terra o nelle nubi vaganti (di natura yin). Simboleggia quindi lo slancio spirituale, la potenza divina. Per cui, nel campo dell’arte, si hanno rappresentazioni nervose, gonfie di energia. Come se fossero colti da convulsioni, i draghi torcono e inarcano i loro corpi muscolosi. Nell’arte della Corte imperiale, il drago riveste un aspetto maestoso, brutale e temibile al tempo stesso. Deve esprimere la dignità del potere imperiale.

Come abbiamo detto in precedenza, è molto probabile che a dare forma al Drago abbiano contribuito i ritrovamenti delle ossa di animali preistorici, notevolmente più grandi di quelle degli animali conosciuti. Gli antichi cinesi si riferivano infatti alle ossa di dinosauro scoperte come ossa di drago e le documentavano come tali. Ad esempio, Chang Qu nel 300 a.C. documenta la scoperta di “ossa di drago” nel Sichuan, ed ancora oggi il termine cinese moderno per dinosauro è scritto come kǒnglóng (“drago terribile”) mentre con il termine “Mèi lóng” (“drago dormiente”) si indicano i resti di una varietà di dinosauri scoperti in Cina, con il muso posto sotto uno dei suoi arti anteriori mentre la coda gira attorno a tutto il corpo.
Così, per molto tempo, nel nord della Cina, i contadini sono stati incuriositi da strane ossa fossili che capitava loro di dissotterrare spesso e che, con la massima naturalezza, chiamavano “ossa di drago”. Di fatto questi resti fossilizzati di dinosauri del triassico superiore, che hanno da 70 a 225 milioni di anni, richiamano alla mente quelli degli attuali coccodrilli, con l’unica differenza che il Phobosuchus del cretaceo superiore, per esempio, probabilmente raggiungeva i dodici metri di lunghezza.

Vista la simbologia attribuita a questo mitico animale, secondo alcuni, è considerato di cattivo augurio raffigurare un drago rivolto verso il basso, poiché non potrebbe salire verso il cielo. Inoltre è ritenuto sconveniente (se non addirittura un vero e proprio tabù) macchiare o rovinare l’immagine di un drago, mentre i tatuaggi che raffigurano questa creatura simboleggiano forza, coraggio e saggezza. Questo avviene in particolare nelle organizzazioni criminali, i cui appartenenti dovrebbero essere tanto feroci e forti da guadagnare il diritto di indossare il drago sulla propria pelle.

Il Drago e l’elemento Acqua

Abbiamo già citato il legame tra il Drago e l’elemento Acqua, ma questo è così importante che merita un ulteriore approfondimento: I draghi cinesi sono fortemente associati all’acqua e al clima nella religione popolare. Si ritiene che questi mitici animali possano dirigere e governare cascate, fiumi o mari. Il Dio Drago distribuisce la pioggia e rappresenta in maniera zoomorfa il potere maschile della generazione yang. A causa di questa associazione, i Draghi sono quindi visti come “responsabili” dei fenomeni meteorologici legati all’acqua. In epoca premoderna, molti villaggi cinesi (in particolare quelli vicini a fiumi e mari) avevano templi dedicati al loro “re drago” locale. In periodi di siccità o inondazioni, ed era consuetudine che i signori locali e gli ufficiali governativi guidassero la comunità nell’offrire sacrifici e condurre altri riti religiosi per placare il drago, per chiedere la pioggia o la sua cessazione.

Nella veste di sovrano dell’acqua e del tempo, il Drago ha una forma più antropomorfa, spesso raffigurato come un umanoide, vestito con un costume da re, ma con una testa di drago che indossa il copricapo di un re. Il re di Wuyue nel periodo delle Cinque Dinastie e dei Dieci Regni era spesso conosciuto come il “Re Drago” o il “Re Drago del Mare” a causa dei suoi vasti schemi idro-ingegneristici che “domavano” il mare.
A confermare il legame tra il Drago e l’acqua, ricordiamo che nella tradizione popolare ci sono quattro grandi Re Draghi, che rappresentano ciascuno dei quattro mari: il mare orientale (corrispondente al mare della Cina orientale), il mare del sud (corrispondente al mare della Cina meridionale), il mare dell’ovest (a volte visto come il lago Qinghai e oltre ) e il Mare del Nord (a volte visto come il lago Baikal). Sebbene la vera forma sia quella di drago, questi animali mitici hanno la capacità di tramutarsi in figure umane, vivono in palazzi di cristallo sorvegliati da gamberi come soldati e granchi come generali

I tanti aspetti del Drago

Come è facile immaginare, un animale dalla storia così ricca e complessa non può non aver avuto, nel corso del tempo, anche molte rappresentazioni diverse tra loro. La letteratura e i miti cinesi fanno riferimento a molte tipologie di draghi oltre al più famoso drago serpentiforme. Il linguista Michael Carr ha analizzato oltre 100 nomi antichi di draghi, riportati nei testi classici cinesi. Molti di questi nomi cinesi hanno il suffisso “long”, vediamo alcuni di quelli più diffusi:

Tianlong (cinese: pinyin: tiānlóng; Wade – Giles: t’ien-lung; letteralmente: “drago celeste”), drago celeste che custodisce i palazzi celesti e tira carri divini; anche un nome per la costellazione Draco.

Shenlong (shénlóng; shen-lung; ‘dio drago’), dio del tuono che controlla il tempo, l’aspetto di una testa umana, il corpo del drago e lo stomaco simile a un tamburo.

Fuzanglong (fúcánglóng; fu-ts’ang-lung; ‘drago del tesoro nascosto’), guardiano sotterraneo di metalli preziosi e gioielli, associato ai vulcani.

Dilong (dìlóng; ti-lung; ‘drago di terra’), controllore di fiumi e mari; è anche un nome utilizzato per indicare il lombrico.

Yinglong (yìnglóng; ying-lung; ‘drago rispondente’), drago alato associato a piogge e alluvioni, usato dall’Imperatore Giallo per uccidere Chi Tu.

Jiaolong (jiāolóng; chiao-lung; ‘drago coccodrillo’), drago senza corna o scaglie, immaginato a capo di tutti gli animali acquatici.

Panlong (pánlóng; p’an-lung; ‘drago arrotolato’), drago del lago che non è salito in cielo.

Huanglong (huánglóng; huang-lung; ‘drago giallo’), drago senza corna che simboleggia l’imperatore.

Feilong (fēilóng; fei-lung; ‘drago volante’), drago alato che cavalca nuvole e nebbia; anche un nome per un genere di pterosauro.

Qinglong (qīnglóng; ch’ing-lung; ‘Drago Azzurro’), l’animale associato con l’Oriente nei quattro simboli cinesi, creature mitologiche nelle costellazioni cinesi.

Qiulong (qíulóng; ch’iu-lung; ‘drago arricciacapelli’), contraddittoriamente definito sia come “drago cornuto” che “drago senza corna”.

Zhulong (zhúlóng; chu-lung; ‘drago torcia’) o Zhuyin (zhúyīn; chu-yin; ‘oscurità illuminante’) era una divinità solare rossa draconica gigante nella mitologia cinese. Aveva il viso e il corpo di un serpente, generava il giorno e notte aprendo e chiudendo gli occhi e creava con il suo respiro i venti stagionali .

Chilong (chīlóng; ch’ih-lung; ‘drago demone’), un drago senza corna o un demone montano.

Altri draghi hanno invece il loro nome che inizia con il prefisso “long”, ovvero:

Longwang (lóngwáng; lung-wang; ‘Re Dragone’) Sono i divini sovrani dei Quattro Mari.

Longma (lóngmǎ; lung-ma; ‘Drago cavallo’), emerse dal fiume Luo e rivelò i principi del Bagua a Fu Xi

Altri draghi invece, non hanno il termine “long”, nel loro nome; alcuni di questi sono:

Hong (hóng; hung; ‘Arcobaleno’), un drago a due teste o un serpente arcobaleno.

Shen (shèn; shen; ‘vongola gigante’), un drago mutevole o un mostro marino che si ritiene crei miraggi.

Bashe (bāshé; pa-she; ‘Serpente ba’) era un gigantesco drago simile a un pitone che mangiava elefanti.

Teng (téng; t’eng) o Tengshe (téngshé; t’eng-she; lit. “serpente impennato”) è un drago volante senza gambe.

Gli studiosi cinesi hanno inoltre classificato i draghi in diversi modi; ad esempio, l’imperatore Huizong della dinastia Song canonizzò cinque draghi colorati come “re”, ovvero:
Gli spiriti del dragone azzurro [Qinglong], rappresentano la maggior parte dei re compassionevoli, hanno manto purissimo, vivono a Est, portano la primavera e prevedono il futuro.
Gli spiriti del Drago Vermiglio [Zhulong o Chilong], sono re che conferiscono benedizioni sui laghi, vivono a Ovest e, come i draghi neri, causano le tempeste coi loro combattimenti.
Gli spiriti del drago giallo [Huanglong], sono re che ascoltano favorevolmente tutte le petizioni, sono solitari e compaiono solo quando c’è bisogno di loro, ma sono i più diffusi e i più amati.
Gli spiriti del drago bianco [Bailong], sono re virtuosi e puri, vivono a Sud, sono i più rari e sono il simbolo della morte (infatti in Cina il bianco è il colore del lutto).
Gli spiriti del Drago Nero [Xuanlong o Heilong ], i re che dimorano nelle profondità delle acque mistiche, vivono a Nord, possono vivere mille anni e causano le tempeste scontrandosi fra di loro nel cielo.

Con l’aggiunta del Drago Giallo del centro e del Drago Azzurro dell’Est, i draghi Vermiglio, Bianco e Nero si coordinano con i quattro animali che simboleggiano i quattro punti cardinali: la Fenice Rossa del Sud, la Tigre Bianca dell’Ovest e la Tartaruga Nera del Nord.

Il significato del numero Nove

Il numero nove ha un valore particolare in Cina in quanto è considerato come il numero del cielo ed i draghi cinesi sono spesso collegati ad esso. Ad esempio, un drago cinese è normalmente descritto in termini di nove attributi e di solito ha 117 (9×13) squame: 81 (9×9) Yang e 36 (9×4) Yin. Questo è anche il motivo per cui ci sono nove forme del drago e ci sono 9 figli del drago. Il Muro dei Nove Dragoni è una parete con immagini di nove diversi draghi e si trova nei palazzi e nei giardini imperiali cinesi. Poiché il nove era considerato il numero dell’imperatore, solo i più alti ufficiali potevano indossare nove draghi con le loro vesti – e quindi solo con la veste completamente coperta di soprabiti. Gli ufficiali di rango inferiore avevano otto o cinque draghi come vesti, ancora ricoperti di soprabiti; persino l’imperatore stesso indossava la sua veste di drago con uno dei suoi nove draghi nascosti alla vista.
Ci sono molti posti in Cina chiamati “Nove Draghi”, il più famoso dei quali è Kowloon a Hong Kong. Il tratto del fiume Mekong in Vietnam è conosciuto come Cửu Long, con lo stesso significato.

Il Drago nell’astrologia cinese

Il Drago è uno dei 12 animali utilizzati per indicare le caratteristiche di un anno nello zodiaco cinese. Si pensa che ogni animale sia associato a determinati tratti della personalità di coloro che nascono in quel periodo ed anche per questo gli anni del Drago sono di solito i più popolari per avere figli, tanto che ci sono più persone nate negli anni del Drago che in qualsiasi altro anno animale dello zodiaco.
Le persone nate sotto il segno del Drago godono di buona salute e sono molto energiche, intelligenti e tenaci, ma possono essere anche impulsive, testarde e trovano molto difficile accettare le sconfitte.