Dopo aver analizzato in un precedente articolo gli errori più comuni in cui possono incorrere gli insegnanti di Arti marziali, analizziamo quali possono invece essere i punti su cui più frequentemente possono risultare carenti i praticanti di discipline interne come il Tai Chi Chuan, il Qi Gong ed il Pa Kua Chang.

Come detto nel precedente articolo, citando il “Siddhartha” di Hermann Hesse, di ogni verità è vero anche il suo contrario, e quindi i punti elencati di seguito non vanno presi in valore assoluto ma sempre considerandoli in relazione alla nostra esperienza di pratica ed agli obbiettivi che intendiamo raggiungere, percui quello che per qualcuno ed in un dato momento è inopportuno, per un altro in un altro momento potrebbe essere la cosa migliore da fare.

Altro punto da tenere sempre presente, è che alcuni dei punti di seguito elencati sono “generali”, ovvero sono validi per tutte le discipline, mentre altri sono più specifici e vanno considerati in relazione alla specifica Arte praticata.

Generalmente, possiamo dire che nella pratica di tutte le Arti, (marziali e non), un principio da rispettare è quello dell’economia: non va bene fare troppo e non va bene fare troppo poco; ma se è vero che “in medio stat virtus” è altrettanto vero che questo punto di equilibrio è personale per ciascuno di noi, e – in aggiunta – varia in funzione del progredire della nostra pratica e della nostra esperienza.

Non si tratta quindi di fissare per sempre un “centro di gravità permanente”, quanto di analizzare con occhio critico e obbiettivo cosa facciamo e come lo facciamo.

Quando cominciamo a praticare discipline come come il Tai Chi Chuan, il Qi Gong ed il Pa Kua Chang, potremmo risparmiare molto tempo se abbiamo una chiara conoscenza di cosa è sbagliato e di dove sono gli errori, concedendoci poi il tempo necessario per capire il modo migliore per correggerli. Sfortunatamente, è abbastanza comune vedere praticanti, anche da molto tempo, che ripetono sempre gli stessi sbagli. Provando invece a praticare con un reale senso di obiettività e “ascoltando” l’energia, possiamo metterci nelle condizioni migliori per scoprire quando le cose non sono come dovrebbero essere.

Ciò premesso, riportiamo di seguito i punti principali su cui porre la nostra attenzione nella pratica delle discipline interne.

1) Posizione: Assicuriamoci che i nostri piedi siano alla distanza opportuna, che solitamente corrisponde alla larghezza delle spalle. Posizioni più strette indicano la necessità di adattare la postura di altre parti del corpo per mantenere un buon equilibrio, posizioni più larghe rendono più impacciati alcuni movimenti.

2) Andare troppo avanti: Soprattutto nella pratica del Tui Shou – Push hands, dovremmo provare a resistere alla tentazione di spingere con le nostre braccia e con la parte superiore del corpo. Dovremmo invece cercare di avvicinarci al vostro compagno di pratica a partire dalla parte bassa del corpo piuttosto che allungandoci con la parte superiore. Naturalmente la cosa può essere più difficile da controllare durante l’esecuzione di esercizi o forme individuali ma d’altronde, la pratica del Tui Shou serve proprio a sperimentare fisicamente questa condizione per poterla poi applicare nella pratica a solo.

3) Tensione: Nella pratica del Tui Shou – Push hands le braccia e le mani servono soprattutto per “sentire” le azioni/reazioni del partner e che per questo devono essere mantenute morbide e rilassate, in maniera da amplificare la loro attitudine sensoriale. Anche in questo caso, la attitudine allenata nella pratica in coppia deve essere poi mantenuta anche nella pratica individuale.

4) Postura: Consiglio fondamentale, semplice ma non facile, direbbe Sifu Severino Maistrello, Direttore Tecnico della Wudang Fu Style Academy; nuca e coccige devono essere allineati, le ginocchia leggermente flesse, il mento un po’ rientrato sul busto, il bacino correttamente posizionato. In poche parole, dovremmo tenere una postura corretta, equilibrata e – per quanto possibile – priva di tensioni. Sì, anche in questo caso la pratica del Tui Shou – Push hands ci permette di acquisire abilità da applicare nelle forme individuali, e lo stesso addestramento lo possiamo ottenere da pratiche come il Zhan Zhuang o il Tom-ma.

5) Spostamento del peso: È bene provare a sperimentare effettivamente ogni aspetto relativo allo spostamento del nostro peso da un piede all’altro, mantenendo allo stesso tempo un centro di gravità baso mentre ci muoviamo. Come per i punti precedenti, questa abilità può essere allenata tanto nelle forme in movimento che con posture statiche, sia negli esercizi individuali che nella pratica in coppia.

6) Attenzione alla parte superiore del corpo: Riprendendo quanto indicato ai punti precedenti, possiamo notare che spesso, quando i principianti sono al livello iniziale della loro pratica, la loro attenzione è focalizzata sulle braccia e sulla parte superiore del corpo, percui anche la loro energia è concentrata in questa area. Proviamo allora a immaginare che ci sia “leggerezza” nella parte superiore del corpo ed una profonda connessione con la terra. Sifu Severino Maistrello riassume questa indicazione con l’invito a tenere i piedi ben piantati per terra e lo sguardo all’orizzonte.

7) Direzione: Anche le forme apparentemente più semplici prevedono movimenti in direzioni specifiche; la forma 88 del Vecchio stile Fu, ad esempio, prevede movimenti in otto direzioni. Dovremmo quindi concederci il tempo necessario a comprendere l’orientamento delle varie posture da assumere nella pratica della forma. Spostarsi velocemente da una posizione all’altra, senza considerare attentamente dove, come e perché farlo può causare una graduale perdita della direzione corretta da seguire.

8) Perdita dell’obbiettivo: Diretta conseguenza del punto precedente è che una volta che si abbia chiara la direzione dei movimenti da eseguire, è opportuno comprendere lo scopo di ogni postura che assumiamo. Ogni forma di Tai Chi Chuan o Pa Kua Chang, e perfino alcune serie di Qi Gong, come nel caso del Pa Tuan Chin, contengono i principi di tecniche di attacco o difesa e spesso lo stesso movimento è attacco, difesa o contrattacco nello stesso momento. Conoscere e sperimentare le applicazioni marziali ci permetterà di avere una migliore comprensione del gesto tecnico e questo ci consentirà di ottenere una maggiore concentrazione durante la pratica.

9) Disconnessione: A meno che non si stiano eseguendo esercizi specifici su determinati distretti corporei, come – ad esempio – nel caso della serie di Qi Gong “Aprire le Nove Porte”, durante l’esecuzione delle forme in movimento di Tai Chi Chuan o Pa Kua Chang il corpo intero deve muoversi come un tutt’uno, solitamente partendo dal bacino e/o dall’area pelvica. Durante l’esecuzione delle forme, controlliamo se le nostre braccia e le nostre mani sono ancora in movimento dopo che abbiamo terminato lo spostamento del peso da un piede all’altro.

10) Continuità: Sarebbe bene verificare la tendenza ad arrestarci, a procedere a scatti, a rallentare o accelerare troppo alcuni movimenti; generalmente una forma dovrebbe essere eseguita in maniera fluida e armoniosa, come se si stesse svolgendo un sottile filo di seta da un rocchetto. Nella didattica può (anzi deve!) essere adottato in alcuni momenti uno studio in modalità “stop and go”, ma questo è propedeutico alla corretta comprensione della dinamica del gesto e deve essere considerata una indispensabile ma transitoria fase di studio.

L’elenco termina qui, non senza ribadire ancora una volta che i punti elencati non vanno considerati in valore assoluto ma sempre riferiti alla nostra esperienza di pratica ed agli obbiettivi che intendiamo raggiungere. Ne abbiamo elencato dieci per comodità, potevano essere di meno, certamente potrebbero essere di più, e starà a ciascun praticante definire il suo elenco personale in base alla esperienza acquisita ed ai traguardi che desidera raggiungere.